Infofuturo: si apre una nuova stagione, affrontare il cambiamento con coraggio e determinazione

di Antonio Moscatello

Una ricca e partecipata assemblea di Infofuturo, quella che si è tenuta il 22 febbraio a Stampa romana e a distanza.

Tanti i temi e le criticità toccate durante il dibattito, da cui sono emersi alcuni punti cruciali sia sul fronte del posizionamento politico-sindacale della componente, sia su quello dei progetti e delle iniziative da intraprendere per rilanciare la partecipazione sindacale in un momento di fortissima crisi dell’informazione e di transizione tecnologica e culturale.

Di fronte agli atavici ritardi della Fnsi nel cogliere la trasformazione, che non ha recepito i cambiamenti nel perimetro della categoria e nelle sue fondamentali esigenze, si registra con la nuova segreteria un clima di maggiore ascolto rispetto alle nostre idee. In una cornice di divisioni nella maggioranza, viene a cadere l’ostracismo di natura sostanzialmente personale che ci vedeva oggetto di attacchi spesso volgari e per nulla costruttivi.

Questo apre a prospettive di discussione che devono vederci, come sempre, come pungolo alla federazione affinché esca dalla “riserva indiana” per cominciare ad affrontare finalmente, pur con colpevole ritardo da parte della Fnsi, i nodi reali della categoria: precarietà, reddito, contratto.

Siamo ancora in una fase meno che embrionale. A questo miglioramento del clima, al momento, non corrispondono azioni concrete. Anche su temi come la legge bavaglio, non c’è stata da parte della segreteria Fnsi un’azione sufficientemente decisa. Bene la denuncia, la richiesta al Presidente della Repubblica di non firmare la legge liberticida sulle ordinanze di custodia cautelare. Ma sul tema di un eventuale sciopero, l’azione della segreteria Fnsi è parsa piuttosto lasca. D’altronde, dopo anni di latitanza da parte della Fnsi nell’agone della lotta, il rischio nel proclamare – per esempio – uno sciopero è di voltarsi indietro e non trovare nessuno.

Una categoria disillusa, precarizzata, frammentata, rischia di non percepire l’importanza dell’azione sindacale e, quindi, del mantenimento di una dimensione collettiva per sostenere interessi e autonomia della categoria. Il segnale è sinistro, anche alla luce del fatto che, in una stagione di rinnovi contrattuali, la situazione della trattativa per il rinnovo del CNLG appare statica.

Una situazione difficile, in cui dovrebbe aver voce in capitolo anche l’Ordine dei giornalisti, che però appare screditato dentro e fuori la categoria. Sarebbe necessaria un’azione per ridare credibilità all’istituzione, partendo da un’azione che ponga la questione morale come centrale.

In questa cornice, il sindacato si trova ad affrontare anche la questione del suo finanziamento.

La gestione dell’Inpgi, che ha portato al trasferimento all’Inps dei professionali, mette in difficoltà le casse del sindacato, in particolare delle associazioni reginali, come la Romana. Va da sé che cruciale, anche per l’agibilità sindacale, è la partita dello Statuto dell’Inpgi (ex 2) e del rinnovo dei suoi organismi. Il rischio che al timone dell’ente previdenziale – a questo punto solo dei collaboratori e freelance – vengano messe le stesse persone che hanno contribuito a portare la vecchia Inpgi alla sua Caporetto è concreto. In questo senso, andranno individuati all’interno della componente personalità da inserire nella corsa elettorale che abbiano a cuore il destino previdenziale dei colleghi ma anche il tema della sopravvivenza del sindacato.

Non sarà semplice trovarli, perché purtroppo le regole sull’elettorato passivo sono piuttosto stringenti (36 mesi di contribuzione, 36 mesi da componenti in una serie di organi dirigenti di istituzioni come Inpgi, Casagit e altri) e le liste degli elettori passivi sono state diffuse senza scremarle con il requisito della onorabilità aprendo l strada a un pasticcio senza senso.

Preferenzialmente per l’Inpgi si opterà per candidati provenienti dalla platea dei beneficiari, cioè collaboratori, ma se non dovessero esservi sufficienti nomi eleggibili e disposti a concorrere, allora bisognerà ricorrere anche a professionali eleggibili.

Resta tuttavia un punto politico sindacale, la cui soluzione non è certo semplice: un sindacato che al suo livello nazionale ha fatto poco o nulla per i freelance con quale credibilità può chiedere loro di finanziarlo? Stampa romana ha condotto battaglie in questo senso e anche in questo dovremo fare da pungolo per la segreteria FNSI e nei nuovi organi dirigenti affinché il sindacato ridefinisca il suo perimetro prendendo atto della realtà e ponendo fine a un arroccamento in una dimensione novecentesca della professione. Stampa romana questo salto l’ha fatto da anni, è ora che anche a livello nazionale si prenda atto del fatto che il mondo è cambiato.

Per quanto riguarda Stampa romana, certamente il momento è difficile soprattutto per quanto riguarda la tenuta dei conti alla luce dei cambiamenti intervenuti nei cespiti di finanziamento Inpgi-Casagit. Sostegno è stato espresso al segretario Stefano Ferrante per l’azione che sta conducendo volta a meglio definire il perimetro dei servizi, valorizzando l’iscrizione al sindacato come prerogativa per accedervi gratuitamente, ma anche per il suo sforzo per rinnovare il settore dei corsi (anche accreditandosi come ente erogatore presso la Regione, opzione che il segretario ha detto di star esplorando, pur in presenza di alcune difficoltà pratiche).

Il segretario inoltre ha illustrato all’assemblea due progetti a cui sta lavorando. Il primo è in stato già avanzato di realizzazione e si tratta di un giornale online – “La Romana” – che sarà uno spazio in cui proporre informazione relativa alla professione, ai temi del lavoro e della realtà sociale, aperto e costruttivo. Il secondo è quello di un’associazione che si pone l’obiettivo di promuovere i temi costituzionali della libertà d’informazione, che coinvolga giornalisti ma anche altre figure interessate, come i giuristi.

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