Mobilitazione per Inpgi: scelte chiare che impegnano anche Fnsi

L’approvazione dell’emendamento “salva Inpgi” all’interno del cosiddetto Decreto Crescita allontana di qualche mese la prospettiva del commissariamento ma la crisi dell’istituto di previdenza dei giornalisti rimane drammatica. Per la prima volta i giornalisti assunti ex art. 1 sono scesi sotto la soglia dei 15 mila e con 9 mila pensioni da pagare lo squilibrio nei conti è destinato a crescere anche quest’anno.

A fine 2019 la riserva tecnica per erogare le prestazioni non supererà i due anni e mezzo con previsione di passivo di 178 milioni: in pochi mesi sarà difficile che cambi qualcosa.

D’altra parte l’attuale situazione è il risultato della crisi profonda del settore e di politiche, anche sindacali, che a lungo hanno favorito gli editori, consentendo, da un lato, il costoso prepensionamento di migliaia di colleghi con il ricorso sistematico agli stati di crisi e, dall’altro, l’impiego di migliaia di giornalisti al di fuori del Contratto nazionale e della piena contribuzione.

Il risanamento dell’istituto può passare solo per l’ampliamento della base contributiva, che va ben al di là della pur necessaria iscrizione all’Inpgi dei comunicatori sulla quale sarebbe necessario aprire velocemente un “cantiere” apposito coinvolgendo le associazioni rappresentative dei comunicatori, l’Ordine dei giornalisti per le conseguenze ordinistiche di un allargamento della base contributiva e il Coordinamento degli enti di categoria, sinora assente da questa partita.


All’Inpgi mancano ogni anno versamenti per milioni di euro relativi a sedicenti “artisti” che fanno informazione in tv, agli ex sportivi impiegati in pianta stabile come commentatori, ai giornalisti inquadrati con i contratti più fantasiosi nelle reti televisive pubbliche e private, a migliaia di Cococo e partite Iva che sono in realtà dipendenti di fatto di imprese editoriali e agli uffici stampa pubblici e privati. Si tratta di applicare rigidamente le norme esistenti e di stringere le maglie, usando le ispezioni, laddove si versa all’Inps o all’Inpgi 2 ciò che sarebbe dovuto alla gestione principale dell’istituto. E di verificare che tutto sia versato anche per i neoassunti, ai quali spesso non sono riconosciuti i trattamenti previsti dagli accordi integrativi.

E’ necessaria dunque la più ampia mobilitazione della categoria per difendere l’Inpgi e la sua autonomia, a garanzia della libertà di informazione e del diritto dei cittadini di essere informati secondo l’art. 21 della Costituzione.

Chiediamo a Stampa romana, alle altre associazioni regionali e alla Fnsi di promuovere assemblee nelle redazioni affinché tutti i colleghi sappiano cosa sta avvenendo. 

Chiediamo ai vertici dell’Inpgi di convocare al più presto il Consiglio generale dell’istituto, alla luce della norma approvata in Parlamento che indica tempi e scelte molto chiare, e di intervenire immediatamente e con decisione su tutte le situazioni di irregolarità contributiva e di fornire alla categoria alla categoria tutte le informazioni necessarie sulla gestione degli investimenti in titoli e del patrimonio immobiliare. Nell’ultima assemblea degli inquilini è emersa infatti la volontà di molti di lasciare le case per gli affitti troppo alti. Le case sfitte e quelle non vendute riducono ulteriormente gli introiti aggravando le difficoltà finanziarie dell’Istituto di previdenza dei giornalisti.Mobilitazione per Inpgi: scelte chiare che impegnano anche Fnsi

Informazione@Futuro

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