Security Rai: necessario voltare pagina

Cavallo Rai mazzini

di Francesca Altieri, portavoce Informazione@futuro per la Rai

 

 

O tutti hanno paura. O…

Sul caso Alfonso D’Alfonso, attualmente Capo della Security Rai, coinvolto nel processo a carico di Antonello Montante (ex capo della Confindustria Siciliana condannato a 14 anni per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e accesso abusivo a sistema informatico) il silenzio di Fnsi e Usigrai è assordante. E desta grandissima preoccupazione tra i colleghi del Servizio Pubblico, molti dei quali si occupano di criminalità organizzata, anche a livelli elevatissimi e rischiosissimi.

 

Risulta inquietante e fa riflettere che sia stato e rimanga a capo di un settore strategico come la Security Aziendale (almeno fino al 31 dicembre con contratto di consulenza) un uomo che ha avuto contatti quasi quotidiani (secondo gli inquirenti scambio di favori ed informazioni) con persone condannate in primo grado per associazione a delinquere (lo stesso Antonello Montante e Diego Simone Perricone ex Capo della Security di Confindustria, condannato a quattro anni e mezzo per gli stessi reati). Tutto ciò nonostante le denunce di Stampa Romana e degli stessi colleghi a cui si è opposto un silenzio completo dei sindacati interni e nazionali.

Desta grandissima preoccupazione che quella persona (D’Alfonso) sia stata incaricata, come Capo della Security Rai, di indagare sul caso Ranucci (il suo account bancario, di conseguenza quello di Report, violati secondo la denuncia per acquisire dati e informazioni). Preoccupazione destinata ad aumentare in vista dell’entrata in vigore del cosiddetto codice etico Rai riguardo ai social network. Codice di cui i giornalisti del Servizio Pubblico non sentono assolutamente il bisogno visto che già sono sottoposti, come ogni cittadino, alla rigida osservanza delle leggi vigenti, civili e penali, delle norme  deontologiche su cui veglia l’Ordine dei Giornalisti e delle regole di cui gli stessi social network si sono già dotati, e  a cui si accompagnano (nel caso di internet) le conseguenti competenze investigative della polizia postale. 

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