Fenomenologia di Mario Draghi

di Marco Cianca – articolo pubblicato su ildiariodellavoro.it

Mario Draghi mette soggezione. Il cognome stesso evoca capacità mostruose. Sa di economia e di storia, di scienza e di letteratura. Conosce svariate lingue, forse anche il vulcaniano. Gli occhi funzionano come raggi X, trapassano l’interlocutore. L’udito coglie il più lontano bisbiglio. Parla poco, ascolta tanto. Ha movenze felpate ma sicure. Il corpo e le fattezze sono ben proporzionati. Veste in maniera acconcia, senza fronzoli. Emana un senso di forza. La voce è monocorde, quasi meccanica, sembra registrata. Emozioni poche, ben trattenute. Un robot? Un alieno? Un angelo? Un demone?

Certo, sono ben pochi gli italiani che possono identificarsi in lui. Umberto Eco, tracciando quella che chiamò “fenomenologia di Mike Bongiorno”, definì così il simpatico presentatore, che pianse per il dispiacere: “Convince il pubblico, con un esempio vivente e trionfante, del valore della mediocrità. Non provoca complessi di inferiorità pur offrendosi come idolo, e il pubblico lo ripaga, grato, amandolo. Egli rappresenta un ideale che nessuno deve sforzarsi di raggiungere perché chiunque si trova già al suo livello. In lui si annulla la tensione tra essere e dover essere”.  L’esatto contrario dell’uomo chiamato ora a salvare il Paese.

Proprio una tale diversità lo rende carismatico. Alberto Sordi è stato la maschera della nostra viltà, anche se capace di riscatto finale. Silvio Berlusconi rappresenta la liceità di ogni comportamento, il simbolo di una gioiosa ingordigia. Pippo Baudo interpreta il sentimento nazional-popolare, una bonomia che stempera ogni contrasto. Sandro Pertini il burbero papà che ci difendeva dalle ingiustizie.

Draghi non assomiglia a nessuno di questi personaggi. L’alterità diventa fascino e attrazione. Sembra davvero arrivare da un pianeta lontano.  O meglio, da segrete stanze, inaccessibili come i caveaux delle banche, dove si decidono i destini del mondo. È stato inviato al capezzale della politica per rianimare la democrazia moribonda, sconfiggere il Coronavirus, sovvertire la crisi economica, sferzare la burocrazia, realizzare la coesione sociale. Celiando, lo hanno paragonato ai re taumaturghi, capaci di curare la scrofola con l’imposizione delle mani. Viene il dubbio che sia veramente in grado di farlo.

Potrebbe diventare la marca di qualsiasi prodotto. Una colla, un abbronzante, un collutorio, un callifugo, una crema lenitiva, un tonico, una lavatrice, una macchina. Garanzia di qualità e di efficacia.

Non emana particolari desideri. Parco nel mangiare e nel bere. Immune ai piaceri della tavola e ai richiami dei sensi. L’apparenza è di una regolata castità. Monogamo, fedele alla famiglia, padre severo ma giusto. Potrebbe ricordare il distacco carnale di Giulio Andreotti o il rigore puritano di Enrico Berlinguer. Magari un giorno si scoprirà che è un donnaiolo, un omosessuale represso, un sadomasochista, un libertino. Ma al momento resta un’icona di cattolica moderazione. Essere educati dai gesuiti, vorrà pur significare qualcosa.

Lo immaginiamo leggere Marcel Proust, alla ricerca del tempo perduto per colpa dell’umana stupidità. E confessare, come Swann: “Per molto tempo sono andato a letto presto. A volte, appena spento il lume, gli occhi mi si chiudevano istantaneamente. Non avevo neppure il tempo di dirmi: mi addormento. Una mezz’ora dopo, il pensiero che era tempo di trovar sonno, mi svegliava; sentivo di dover posare il libro che credevo di avere ancora in mano, e soffiare sul lume. Non avevo cessato, dormendo, di riflettere su ciò che avevo letto, ma le mie riflessioni avevano preso un corso tutto particolare: mi sembrava d’essere io l’argomento del libro, una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco I e Carlo V”.

“Speriamo che lo lascino lavorare- commenta chi ritiene i partiti un pericoloso intralcio- Finalmente una persona competente. Affidiamoci alle sue cure, ormai abbiamo toccato il fondo”.

Super Mario. Un eroe della Marvel divenuto realtà. Tra non molto tempo potremmo sentire i bambini dire:” Mamma, da grande voglio essere Draghi”.

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