IL GIORNALISMO È CAMBIATO. CAMBIAMO IL SINDACATO

Quattro anni che forse decideranno della vita o della morte del nostro sindacato. Iscritti in calo, contributi Inpgi dimezzati, Associazioni territoriali in difficoltà, giovani che si allontanano, pensionati che chiedono assistenza per le regole che sono cambiate dopo il passaggio all’Inps.

Quattro sono dunque le direttrici che dovranno guidare la Fnsi nel prossimo quadriennio, se non vuole scomparire. 

La prima: una gestione manageriale, che dovrà trovare risorse sempre meno dipendenti dagli enti di categoria.

La seconda: una dirigenza sindacale in grado di accettare le sfide del cambiamento chiamando tutte le forze del sindacato e della professione a raccolta, usando il confronto continuo come metodo per la discussione interna. 

La terza: un tentativo potente di recuperare iscritti puntando anche a politiche che incentivino i giovani a iscriversi, per esempio considerando che esistono già ora esperienze in cui i colleghi non sono più dipendenti e collaboratori di testate, ma microimprenditori di se stessi, attraverso il Web.

La quarta: assistenza a tutto campo ai colleghi iscritti che lavorano nelle redazioni o intorno alle redazioni come collaboratori e precari.


Alla luce delle quattro direttrici strategiche, ecco il nostro programma con gli impegni da sviluppare:

DEMOCRAZIA, STRUTTURA E RUOLO DEL SINDACATO DEI GIORNALISTI

  • Recuperare una organizzazione d’insieme del sindacato, difendendone il ruolo autonomo e la presenza articolata diffusa in tutti i territori regionali. È necessario puntare a rafforzare l’indipendenza economica di tutte le associazioni territoriali.

Contemporaneamente va sviluppato il rapporto di solidarietà tra le AARRSS, attraverso la regia di una Federazione che finalmente diventi centro di coordinamento di iniziative di servizio comuni e messe a disposizione delle realtà regionali.

  • Realizzare una società di servizi attraverso la quale creare valore economico da ripartire sul sistema delle associazioni territoriali. Va studiata e realizzata al più presto una realtà federale che funga non solo da patronato, ma a cui attribuire funzioni di progettualità utile al sindacato e ai colleghi che punti al recupero risorse sia attraverso il coordinamento di iniziative economiche sui territori, sia attraverso progetti e bandi nazionali e internazionali.

In questa logica, e nello spirito del coordinamento degli enti, vanno bloccate le esternalizzazioni di servizi che portano fuori del nostro mondo risorse economiche: queste vanno affidate all’interno del sistema.

  • Attivare un confronto costante tra Associazioni territoriali per individuare percorsi virtuosi da diffondere. Per questo va istituita una “conferenza delle territoriali” che si occupi di temi strettamente operativi che interessano specificatamente le organizzazioni nei territori per condividere e diffondere le esperienze realizzate dalle singole realtà ma traducibili in best practices da condividere e diffondere. 
  • Gestire in modo ordinato ed efficace il passaggio della gestione principale Inpgi all’Inps, passaggio ancora in corso, che ha creato e sta cerando numerosi problemi a tutti i livelli. 

È necessario dare vita a una struttura di consulenza previdenziale -anche attraverso una convenzione nazionale con strutture di patronato già operative sul territorio- che possa riportare la funzione di assistenza e servizio previdenziale all’interno delle nostre realtà territoriali per aiutare i colleghi anche con l’Inps. 

  • Farsi carico di un programma di formazione professionale continua dei quadri dirigenti sindacali delle Associazioni territoriali: questi percorsi formativi devono essere strutturati come “Scuola quadri” e offerti a tutti i componenti degli organismi operativi e di rappresentanza delle Ars (es. consigli direttivi, giunte, funzionari). Il percorso formativo va poi esteso, in modo centralizzata e/o decentrata sui singoli territori, ai Cdr e fiduciari di redazione sulla base di un percorso d’aggiornamento biennale.
  • Rilanciare il ruolo dei gruppi di specializzazione, provando non a cancellarli, ma a trasformarli in modo che fungano anche da ponte, sul territorio, al reclutamento di nuovi e giovani colleghi nella Fnsi. È più facile, infatti, avvicinare nuovi giornalisti quando si lavora nello stesso settore.
  • Convocare al più presto un congresso statutario che valuti come adattare la struttura del sindacato alla nuova realtà del lavoro. L’attuale – obsoleta – struttura sindacale, infatti, è ancora disegnata sulle vecchie forme di giornalismo, con nutrite redazioni di colleghi che lavoravano per lo più come dipendenti nella carta stampata o nelle Tv.
  • Valutare come e con quale gradualità aprire le porte a tutti quei colleghi, specie i più giovani, che svolgono questo mestiere, ma sono esclusi dal sindacato perché non hanno ancora terminato il loro percorso per avere la tessera professionale dell’Ordine. È anche importante avvicinare i ragazzi già all’università con piani di coinvolgimento e fidelizzazione in vista di una futura iscrizione al sindacato.
  • Attuare anche le parti dello Statuto federale ancora valide, ma trascurate: per esempio con il coinvolgimento maggiore della Conferenza nazionale dei Cdr, negli ultimi anni mai riunita, che andrebbe convocata almeno 2 volte l’anno. 
  • Allo stesso modo, va previsto un appuntamento annuale degli “Stati generali dell’editoria” che coinvolga i consiglieri di tutti gli enti di categoria.

Occorre creare un centro studi composto da giornalisti e professionalità dell’Università e dei centri di ricerca per seguire l’evoluzione di piattaforme, intelligenza artificiale ed automazione e riferire costantemente agli organi federali per irrobustire le linee di indirizzo politico sindacale.


RIAPPROPRIARSI DEL RUOLO SINDACALE E RILANCIARE IL CONFRONTO CON LA POLITICA

  • Rilanciare la contrattazione e sviluppare una stagione di nuove relazioni industriali. Va presentata agli editori una proposta di rinnovo contrattuale in grado di intercettare non solo i cambiamenti avvenuti nella professione, ma anche gli adeguamenti economici alla luce di minimi contrattuali non più in linea con le reali condizioni dell’economia reale. 

Va riproposto un nuovo patto sociale, che veda protagonisti giornalisti ed editori nella logica di sostegno e sviluppo di nuova occupazione indirizzata al ricambio generazionale e alla modernizzazione dell’offerta informativa.

  • Difesa dell’informazione come settore strategico per il Paese, anche dal punto di vista economico. Con finanziamenti che siano diretti tanto alle vecchie quanto alle nuove imprese, come le microimprese di colleghi ­-anche in forma associata- che sfruttando la propria professionalità si sono messi in proprio, in particolare sul web. Questo va fatto attraverso una intensa interlocuzione con la politica ma anche attraverso la società di servizi di cui al punto 1, che potrà essere attiva sulla formazione continua dei giornalisti e l’aiuto all’autoimprenditorialità: sempre più colleghi creano un loro sito o un loro canale sul Web.
  • Ricercare un nuovo confronto con l’Aran per ridefinire la posizione del contratto giornalistico nella pubblica amministrazione. Non possiamo abbandonare i colleghi che lavorano negli enti locali i cui stipendi sono stati tagliati e il cui ruolo non è più riconosciuto.

  • Elaborare, con l’aiuto di giuslavoristi, una proposta ad hoc di superamento della figura dei cococonel settore dell’informazione.
  • Affrontare con maggiore incisività le tematiche di genere a partire dal gap salariale tuttora largamente esistente a parità di mansioneÈ fondamentale anche sviluppare nel contratto i temi della conciliazione dei tempi vita- lavoro. In quest’ottica, il sindacato deve farsi carico di sviluppare un accordo quadro sullo smartworking. Bisogna anche proseguire il cammino verso un corretto linguaggio di genere. 
  • Difendere e valorizzare il ruolo di servizio pubblico Rai, dagli attacchi della politica e del populismo dilagante. Il servizio pubblico della televisione di Stato è un valore imprescindibile, ma solo se adeguatamente tutelato con una riforma legislativa dalle spinte del controllo centralizzato del potere politico e dal clientelismo professionale. 
  • Difendere e valorizzare il ruolo dell’informazione radio televisiva privata, come ambiente professionale di qualità. Vanno individuate strategie di tutela dell’occupazione in questo settore, spesso soggetto a un accorpamento di testate e di redazioni che limita l’offerta informativa e il patrimonio professionale. 
  • Intervenire a garanzia del sostegno pubblico alle agenzie di stampa abbandonando la stagione dei bandi per permettere la valorizzazione del ruolo di queste realtà e garantire il pluralismo di questa fonte primaria nel sistema informativo nazionale ed evitare il rischio dell’omologazione della notizia.
  • Individuare un’interlocuzione più stretta con la politica in modo da lanciare una campagna di proposte legislative su più fronti

rilancio della battaglia sull’equo compenso e lotta allo sfruttamento abnorme dei precari 

libertà di informazione, contrasto alle querele temerarie e alle fake news riforma della legge Cartabia che ha imbavagliato i cronisti

attuazione della Direttiva europea sul diritto d’autore, garantendo la prevista remunerazione agli autori di articoli giornalistici integralmente o parzialmente veicolati dalla Rete 

  • Impedire l’accentramento di più testate in oligopoli economici, politici e informativi a salvaguardia della pluralità dell’informazione. Va presentata una proposta di riforma del ruolo e dei compiti dell’Authority attualmente preposta alla vigilanza di questi aspetti.  

Il documento congressuale «Il giornalismo è cambiato Cambiamo il sindacato» è stato sottoscritto dai seguenti delegati al XXIX Congresso della Federazione Nazionale della Stampa Italiana

Paolo Perucchini, Anna Del Freo, Guido Besana, Monica Forni, Massimiliano Saggese, Giuseppe Gallizzi, Alan Patarga, Davide Bertani, Francesco Caroprese, Massimo Alberizzi, Simona Fossati, Marinella Rossi, Daniela Stigliano, Silvia Garbarino, Mimma Caligaris, Diego Longhin, Lazzaro Pappagallo, Carlo Muscatello, Alessandro Martegani, Pier Giorgio Severini, Giuseppe Di Pietro, 

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