di Filippo Barone e Manuele Bonaccorsi
PER UNA RAI CHE SIA DAVVERO SERVIZIO PUBBLICO
1) La più grande redazione (clandestina) d’Italia
La direzione Approfondimento della RAI, con oltre 120 giornalisti in organico, è una delle più grandi redazioni italiane. Realizza programmi televisivi visti da milioni di telespettatori, con grande influenza sulla qualità del dibattito pubblico e sulla formazione delle opinioni individuali sui grandi temi della vita sociale. Purtroppo questa grande-redazione ha un difetto: non ha una testata né un direttore responsabile. La legge sulla stampa stabilisce che ogni redazione debba avere una testata registrata e un direttore responsabile iscritto all’ordine. La direzione Approfondimento, così come è stata disegnata dalle decisioni aziendali, è tecnicamente “stampa clandestina”. È un caso unico nell’intero sistema editoriale italiano. Un pericoloso vulnus per l’intera professione.
2) Professionalità uguale indipendenza
Non è solo una questione formale. Dietro questa contraddizione si nasconde il principale problema del lavoro giornalistico in Rai: la sua indipendenza dai governi e dalla politica, radicalmente ridotta in seguito alla riforma Renzi, che ha sottoposto alle scelte del governo le nomine della dirigenza della Rai. In una fase durante la quale, per l’ennesima volta, vediamo cambiamenti di dirigenza, palinsesti, linea editoriale in seguito all’avvicendarsi dei governi, noi giornalisti Rai crediamo che sia fondamentale batterci in ogni modo per la difesa della nostra professionalità e indipendenza. In attesa di una riforma della Rai che affidi l’azienda a una fondazione indipendente, espressione del meglio della cultura italiana, la difesa della nostra professionalità e indipendenza è l’unico argine che può salvaguardare l’azienda dagli assalti politici, per riconsegnarla ai suoi legittimi proprietari: i suoi lavoratori e, specialmente, il suo pubblico.
3) Andare oltre gli accordi di marzo
A fine marzo l’Usigrai ha firmato con l’Azienda un accordo che prevede: 1) la creazione di due direzioni (Approfondimento e Day time) con a capo una “figura giornalistica di riferimento”; 2) la possibilità di avere capiservizio e inviati nelle due direzioni, con nomina discrezionale dell’azienda. Questo accordo, pur rappresentando un miglioramento rispetto al far west del passato, non risolve, ma anzi in qualche modo sistematizza il principale problema che devono affrontare i giornalisti Rai: l’influenza diretta che i governi (questo come i precedenti) hanno sul nostro lavoro giornalistico
4) Vogliamo un direttore responsabile
Il direttore responsabile, secondo quanto stabilito da leggi e contratti, viene scelto dall’editore ma non può prendere da lui ordini di servizio deve presentare un piano editoriale e sottoporlo al voto di fiducia della redazione, è sottoposto alle regole deontologiche, ha la responsabilità civile e penale sui contenuti. La direzione approfondimento non ha un direttore responsabile. Rivendichiamo la necessità di trasformare in testata la direzione Approfondimento e di nominare a capo un vero direttore responsabile, che dovrà poi presentare un piano editoriale e ottenere la fiducia dei giornalisti. Come avviene già nei TG.
5) No a nomine discrezionali
L’accordo di marzo prevede la possibilità di nominare capiservizio e inviati. È un passaggio positivo, che avvicina i giornalisti delle reti, finora esclusi da qualsiasi progressione di carriera, a quelli delle testate. L’accordo ha però un difetto: le nomine sono totalmente discrezionali, senza alcun criterio oggettivo, a partire dal riconoscimento dell’incarico effettivamente svolto fino ad ora. La discrezionalità delle nomine offre a un’azienda sottoposta a scorribande politiche e a repentini cambi di linea editoriale la possibilità di creare una struttura sempre fedele al nuovo corso. Ci si risponde che in qualsiasi testata gli incarichi sono un potere discrezionale del direttore. Ma la direzione Approfondimento non è un giornale d’opinione. Non ha un direttore e un piano editoriale sottoposto al voto di fiducia. Nessun giornale cambia completamente le sue figure apicali e linea editoriale al cambio di governo, ogni 5 anni (quando va bene). La Rai è un’azienda pubblica, in cui si entra ordinariamente per concorso, che rappresenta tutto il Paese, non la sua momentanea maggioranza.
Per questo rivendichiamo che la direzione Approfondimento si attenga per le nuove nomine di inviati e capiservizio a stringenti ed espliciti criteri. Ci batteremo perché coloro che saranno esclusi dalle nomine, pur svolgendo nei fatti il ruolo di inviato o caposervizio, possano rivendicare il diritto alla progressione di carriera in tempi certi.
6) Armonizzare la progressione di carriera di inviati e capiservizio
Un recente accordo dell’Usigrai ha previsto che gli inviati avranno degli scatti automatici, diventando dopo 6 anni vicecaporedattore e poi caporedattore. Crediamo sia una ingiustizia che si prevedano automatismi nella progressione di carriera solo per una categoria di lavoratori, escludendo redattori semplici e capiservizio. Rivendichiamo dunque, come espresso da una petizione firmata da oltre 200 colleghi, una riforma del criterio degli scatti di carriera.
7) Non possiamo prendere ordini da autori esterni
In molti programmi che impiegano giornalisti professionisti vengono nominati, con ruoli di coordinamento, autori esterni, spesso non giornalisti, persone magari di fiducia diretta del conduttore. Rivendichiamo che nello svolgimento della propria professione nessun giornalista riceva ordini di servizio da un giornalista esterno, che non rientra nella gerarchia prevista dal contratto.
8) Basta trasferimenti senza consenso
Nelle scorse settimane abbiamo assistito a decine di trasferimenti e distacchi, avvenuti senza neppure consultare i diretti interessati. I giornalisti della Rai non sono pacchi postali, i trasferimenti “coattivi” possono diventare una forma di ricatto che limita la libertà nello svolgimento del lavoro giornalistico. Rivendichiamo che ogni distacco e trasferimento sia coordinato con il diretto interessato, garantendo massima trasparenza, anche con un uso più ampio dello strumento del job posting.
9) Basta precarietà in Rai
Nelle nostre redazioni continuano a lavorare decine di giornalisti assunti con partita Iva. Sono le figure più deboli, spesso anche economicamente, dei programmi. In attesa del loro processo di stabilizzazione, più volte annunciato e finora non avviato, crediamo che il prossimo CDR dovrà farsi carico anche dei loro problemi, come d’altronde stabilisce anche il regolamento FNSI.
10) Fiduciari di Redazione
La direzione Approfondimento è una “redazione di redazioni”, e comprende decine di programmi, ognuno separato, senza un ufficio centrale, ognuno con problemi diversi. E’ un caso unico nel panorama editoriale italiano. Pur non essendo previsto dagli statuti FNSI e USIGRAI, redatti entrambi ben prima della nascita di questa Direzione, crediamo che ogni redazione con oltre 10 giornalisti che lo volesse dovrà poter eleggere un proprio fiduciario, che possa agire con la copertura sindacale del CDR per risolvere eventuali problemi organizzativi e professionali relativi a una singola redazione. La TgR ha ad esempio una sola testata e un solo direttore, eppure ogni regione elegge il proprio Cdr.
11) Democrazia, partecipazione e rappresentanza
Crediamo in una riforma democratica della rappresentanza sindacale. A differenza di quanto avvenuto nel caso degli accordi di marzo, crediamo che ogni piattaforma sindacale e poi ogni accordo debba essere votato da tutti i lavoratori con un referendum (una possibilità prevista anche dallo Statuto Usigrai, che dovrebbe diventare una prassi consolidata) Anche le recenti notizie di cronaca sull’ammanco di cassa dell’Usigrai, al di là dei risvolti penali su cui indaga la Procura, dimostra l’esistenza di un problema di democrazia e trasparenza nel sindacato. Ci faremo portatori di queste istanze nella nostra pratica sindacale e nella relazione con USIGRAI e FNSI.
12) Basta salari differenziati
Dinanzi a un’inflazione che morde e a un contratto nazionale non rinnovato dal lontanissimo 2013 e scaduto nel 2016, si apre anche per i giornalisti un problema salariale. Vogliamo rivendicare la più urgente apertura di un tavolo per il rinnovo contrattuale. Ma prima di questo rivendichiamo parità di trattamento tra i giornalisti di rete e di testata. Pur lavorando spesso su turni o di notte, pur facendo ore di straordinari e spaziando tra numerosi programmi, i giornalisti delle reti non accedono a numerose voci salariali riservate solo ai colleghi dei TG.
13) No al bavaglio sui giornalisti Rai
Abbiamo ricevuto nelle scorse settimane un ordine di servizio che limita fortemente il diritto di espressione dei giornalisti Rai, sottoponendo ad autorizzazione non solo interventi pubblici ma anche la semplice partecipazione a un dibattito sui social. Crediamo che prima delle regole aziendali venga la Costituzione, che garantisce a ogni cittadino la massima libertà di parola.