Decreto Cartabia, i controlli sul “bavaglio” segnale ai magistrati. Ispezioni anche a Frosinone e Latina, Procure normalmente taciturne. Perché?

di Giovanni Del Giaccio

Il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove può dormire sonni tranquilli. Le ispezioni volte a verificare la corretta applicazione del cosiddetto “Decreto Cartabia” sulla presunzione di innocenza a Frosinone e Latina, delle quali ha riferito in Parlamento, sono inutili. Non c’è stata alcuna violazione e lo sanno bene i colleghi che lavorano in quei territori, nei quali è impossibile ormai trovare conferma anche a fatti di cronaca eclatanti.

Si tratta, se ne saranno resi conto gli ispettori chiamati a controllare l’applicazione del “bavaglio”, di Procure taciturne che solo in casi estremi, con molta calma – spesso diversi giorni dopo gli accadimenti – si limitano a rilasciare i comunicati “autorizzati”. È evidente, allora, che oltre a cercare di tenere a bada i giornalisti che dovrebbero verificare e raccontare quello che accade perché questo impone la professione e oltre a impedire ai cittadini di sapere, le ispezioni sono un segnale preciso ai magistrati. Guai a dare informazioni: i fatti – dagli omicidi, alle violenze relative al “codice rosso”, dalle inchieste che coinvolgono i politici fino agli incidenti stradali – devono sparire.

Non è casuale che il sottosegretario abbia risposto a una interrogazione di Azione Enrico Costa che è l’autore delle nuove norme sul divieto di pubblicazione delle intercettazioni. Che sono pubbliche nel momento in cui le ordinanze vengono notificate alle parti e sulle quali i giornalisti conoscono bene i loro limiti. Non li rispettano? Esistono precise sanzioni, ma queste a chi vuole nascondere ciò che accade non interessano. Si preferisce il più comodo “bavaglio”.

Spiace che in Parlamento tanti iscritti all’Ordine dei giornalisti abbiano dimenticato la loro provenienza, forse perché un fatto di cronaca o giudiziaria non lo hanno mai seguito e la tessera ce l’hanno per bellezza. Così come spiace che illustri avvocati, un tempo dispensatori in diretta tv di ordinanze e intercettazioni relative a loro importanti clienti, oggi da parlamentari abbiano cambiato idea.

Non possiamo permettere che la nostra professione sia affossata in questo modo.

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