Il direttivo di Stampa romana ha approvato il bilancio 2018 con il voto favorevole di Informazione@futuro, Pluralismo e libertà, Giornalisti italiani uniti e l’astensione dei colleghi di Controcorrente. Non ci sono stati voti contrari.
Il bilancio si è chiuso con un attivo di oltre sessantottomila euro nonostante le quote di servizio di Inpgi e Casagit si siano ulteriormente ridotte.
Il risultato positivo è il frutto di un lungo lavoro cominciato già nel corso del primo mandato della segreteria di Lazzaro Pappagallo. Un lavoro che ha anche permesso di ripulire il documento contabile da partite poco chiare come alcuni crediti di difficile – se non impossibile – esigibilità.
Un risultato per niente scontato se si considera che il bilancio 2015 – appena tre anni prima – aveva fatto registrare un passivo di quasi quarantamila euro. Anche il patrimonio netto dell’associazione è tornato ad un livello di sicurezza superando i duecentomila euro.
Le ragioni del circolo virtuoso in essere sui conti di Stampa romana sono diverse.
C’è stato un efficace lavoro di riduzione dei costi che ha portato a spendere nel 2018 circa duecentotrenta mila euro meno di quanto si spendeva nel 2014 senza che ne risentissero i servizi per i colleghi, anzi incrementati per numero e specializzazione.
Tagli ancor più necessari se si pensa che nel frattempo l’associazione può contare su centosessantanovemilaeuro in meno di ricavi. Una spending review che – ad esempio – ha permesso di affrontare a costi decisamente contenuti i lavori congressuali nell’anno di rinnovo degli organismi dell’associazione mentre quattro anni prima erano stati destinati per quell’attività sessantamila euro.
Il voto digitale non solo ha permesso di abbattere i costi ma ha consentito all’associazione di allargare la partecipazione dei colleghi come mai nella sua storia.
E poi c’è l’incremento esponenziale dei cosiddetti nuovi ricavi. Le entrate derivanti dall’attività di formazione sono infatti aumentate nel 2018 del 66% rispetto all’anno precedente. Si tratta di 88mila euro senza i quali il bilancio si sarebbe chiuso in rosso. Un’attività che corre parallela ai corsi di formazione gratuiti per colleghi disoccupati e che ha permesso di riqualificare centinaia di colleghi. Un’attività che non può non costituire un pilastro di un’associazione sindacale territoriale come Stampa romana. Soprattutto per una professione come la nostra e in un momento storico come quello attuale.
Vincenzo Adornetto