Inpgi ultima corsa

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di Sos Inpgi

 

 

Siamo arrivati all’ultimo giro di giostra. Da qui in poi l’Inpgi avrà solo pochissimo tempo per salvare se stesso e le pensioni dei giornalisti italiani. In queste ore, il governo sta cercando, su sollecitazione dei vertici dell’Istituto, di inserire all’interno della prossima legge di Bilancio, una norma che impedisca il commissariamento al 31 dicembre prossimo, anche se il quadro politico non è così coeso sulla strada da intraprendere e dunque non si hanno certezze sul come questa norma verrà scritta e – soprattutto – quale sarà il suo contenuto.

Nell’ultimo cda dell’Ente del 5 novembre scorso è stato presentato il bilancio più difficile, duro, pericoloso di sempre, una voragine che mette a serio rischio tutto il sistema di welfare della nostra categoria. Un bilancio che è figlio di una politica di investimento e, soprattutto, di salvaguardia che abbiamo ritenuto assolutamente miope da parte delle precedenti gestioni.

E malgrado sia a tutti ben presente che molte responsabilità di questa situazione albergano anche nel governo (che da un lato chiede sacrifici all’Ente e dall’altro concede nuovi prepensionamenti fino al 2027) e soprattutto nelle fila datoriali (che non hanno mai smesso di utilizzare l’Istituto come un bancomat, per non prendersi sulle spalle alcun rischio d’impresa) è altrettanto vero che la maggioranza che fino ad oggi ha guidato l’Inpgi non ha voluto – né forse saputo – farsi parte attiva perché all’Ente, in cambio dei prepensionamenti, fossero però riconosciute entrate certe. E non solo attraverso l’ingresso dei “comunicatori”, che da soli non basterebbero comunque a dare all’Istituto il respiro prospettico che la legge da sempre gli chiede, ma anche – semplicemente – sgravando le sue casse da tutto quello che ha a che fare con il pagamento degli ammortizzatori sociali. Per questi e per molti altri motivi, le nostre rappresentanti in consiglio di amministrazione – Elena Polidori e Daniela Stigliano – hanno votato contro il bilancio, così come ha fatto, successivamente, l’intera opposizione nell’ultimo consiglio generale dell’11 novembre, con una dichiarazione di voto molto dura che è anche lo specchio della volontà di non lasciare niente di intentato pur di salvaguardare le pensioni di oggi e – soprattutto – quelle di domani.

Per noi, la via maestra per salvare l’Inpgi resta sempre quella indicata con chiarezza durante la campagna elettorale (il ritorno all’Inpgi “pubblico”, seppur autonomo, come prima della riforma del ’95), questione che gli attuali vertici non vogliono neppure sentir pronunciare malgrado non abbiamo, allo stato, alcun “piano B” per salvare l’Inpgi, oltre a quello traballante che riguarda l’ingresso dei “comunicatori”.

Il tempo stringe, ma ancora una volta siamo ostaggio della politica che ci deve dare una norma per consentire di salvaguardare l’Istituto, laddove – invece – si invocano rischi per l’autonomia dell’intera categoria se l’Inpgi tornasse nell’alveo della garanzia pubblica; una contraddizione, tanto evidente quanto ridicolo e offensivo appare il non volerne accorgersene o accusare chi propone questa idea come colui che “vuole andare all’Inps”.

Per essere chiari di quale sia la situazione di cui parliamo,

tra i numeri più rilevanti del bilancio di assestamento, di cui abbiamo chiesto conto in Cda e anche nella Commissione Finanza, c’è in primo luogo lo squilibrio previdenziale in ulteriore aggravamento rispetto agli anni passati e anche al preventivo (rosso di oltre 197 milioni di euro). Altre poste di bilancio portano però a un disavanzo complessivo da 253 milioni.

Svalutazioni. Sono un totale di 16,1 milioni di euro, di cui 5 milioni di crediti inesigibili (previsti nel preventivo) e 11,1 milioni per la svalutazione di due fondi immobiliari, il Fondo Giovanni Amendola (per 9,3 milioni) e il Fondo Synergia (per 1,8 milioni).

Imposte. Come spiegato nella relazione al bilancio, c’è una spesa per imposte arretrate per 24,75 milioni, conseguenza di una cartella esattoriale sulle tasse 2014: l’Agenzia delle entrate ha contestato all’Inpgi l’applicazione dell’aliquota Ires (ex Irpeg) al 50%, come peraltro fatto da anni. L’Inpgi ha raggiunto un accordo per il pagamento della sola imposta non versata, senza sanzioni. Lo stesso accordo dovrebbe essere raggiunto per gli anni successivi fino al 2018, e a questo fine è stato costituito un relativo fondo. Solo per annotazione, gli importi sono elevati anche perché la rivalutazione degli immobili apportati al Fondo Giovanni Amendola hanno determinato utili rilevanti negli anni considerati.

Raddoppio consulenze. Le Consulenze legali, fiscali, previdenziali ed attuariali sono praticamente raddoppiate rispetto al preventivo (da 142.566 a 280.500 euro): la spiegazione fornita è che l’aumento è interamente da imputare alla consulenza relativa ai pareri e all’assistenza per la cartella esattoriale di cui sopra.

Peso dei legali esterni. Il costo è in diminuzione, ma in ogni caso 650 mila euro per il ricorso a legali esterni per le cause non sostenute dal servizio interno è una cifra rilevante. Abbiamo chiesto di conoscere i nomi e i compensi di ogni singolo legale.

Riserva tecnica. Dopo la copertura della perdita 2020, la riserva tecnica scende ulteriormente a 1.132.870 euro, pari a 7,59 volte l’annualità di pensione del 1994, ma appena 2,07 volte l’annualità corrente, che peraltro è in crescita costante. In pratica, la riserva tecnica garantirebbe nemmeno due anni di pagamento delle pensioni,

Vendita di titoli per esigenze di liquidità. Nel corso del 2020 è continuata la vendita di titoli mobiliari per far fronte alle necessità di liquidità per pagare pensioni, stipendi e altre spese correnti. In particolare sono stati venduti (o saranno venduti nelle prossime settimane) titoli per circa 155 milioni di euro. Inoltre, entro fine novembre gli uffici ipotizzano un rimborso di 10-15 milioni dal Fondo Giovanni Amendola.

Questo, insomma, il quadro. Di seguito riportiamo la dichiarazione di voto dei consiglieri eletti che si riconoscono in Sos Inpgi.

DICHIARAZIONE DI VOTO

Annunciamo il nostro voto contrario al bilancio di assestamento 2020 e al preventivo 2021.

In particolare, per quanto riguarda l’assestamento, che mostra il risultato peggiore di sempre dell’Inpgi, siamo convinti che sia un bilancio, come quelli degli ultimi anni, figlio di una gestione politica dell’Istituto non responsabile e profondamente sbagliata. Così come di una responsabilità dei ministeri vigilanti che per anni sono stati sordi agli allarmi lanciati dalla Corte dei Conti sul progressivo e sempre più grave squilibrio della gestione previdenziale e, di fronte a bilanci in utile solo grazie alla rivalutazione degli immobili, hanno tardato a intervenire perché l’Istituto affrontasse e superasse la crisi.

Per quanto riguarda il preventivo, sottolineiamo come ancora una volta vengano indicati dati previsionali di entrate contributive non realistici, che non tengono assolutamente conto  e non sono aderenti alla situazione del mercato del lavoro giornalistico, senza peraltro intervenire in alcuna maniera sui costi e sulle uscite.

Esprimiamo forte preoccupazione per la riserva tecnica pericolosamente in discesa, come sottolineato con chiarezza nella relazione del Collegio sindacale, al punto che in tempi rapidi la riserva tecnica potrebbe non soddisfare nemmeno le 5 annualità di pensione del 1994. Ecco perché riteniamo non più rinviabile la massima trasparenza sulla interlocuzione dei vertici dell’Inpgi con il Governo e chiediamo al Consiglio di amministrazione di valutare ogni soluzione capace di mettere in sicurezza l’Istituto, anche considerando tutte le possibilità di riduzione dei costi senza alcuna preclusione.

Il consiglio generale ha poi dato il via libera al bilancio con 40 voti positivi 14 contrari (sos inpgi) e 6 astenuti. 

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