di Antonio Moscatello portavoce informazione futuro
La situazione dell’Inpgi è critica e non può essere risolta mettendo le “mani in tasca” ai colleghi, le cui retribuzioni sono già duramente provate da un anno e mezzo di pandemia, da crisi aziendali e da una crisi di sistema che ha radici antiche e non presenta vie d’uscita visibili a breve. Il punto non è tanto “salvare l’Inpgi”. Il punto è salvare le pensioni dei giornalisti: quelle già erogate e quelle che dovranno essere erogate in futuro. Per questo motivo, l’idea d’istituire un “contributo straordinario” dell’1 per cento a carico di pensionati e giornalisti attivi – i cui salari sono già al lumicino per casse integrazioni, solidarietà, part time e quant’altro – è intollerabile.
L’ipotesi di caricare il salvataggio dell’Inpgi sulle spalle di attivi e pensionati è irricevibile anche perché non si capisce, in tale proposta, dove siano gli editori. Dove sono quegli stessi editori che hanno scaricato sugli ammortizzatori sociali, erogati dall’Inpgi, il loro rischio d’impresa? Che, anche in questi giorni, puntano ad attivare ulteriori prepensionamenti per alleggerire i loro bilanci, aggravando quello dell’istituto pensionistico dei giornalisti italiani? Qual è il contributo che essi sono disposti a dare? E quale l’azione che la Fnsi intende mettere in campo per richiamarli al senso di responsabilità e ai loro obblighi nei confronti di un istituto ai cui fondi sono pronti ad accedere quando ne hanno bisogno?
Salvare le pensioni dei giornalisti può voler anche dire, se necessario, il commissariamento dell’Inpgi. In questo senso sarebbe anche ora che il governo facesse la sua parte, non avallando ipotesi pasticciate e ricette inique e che puntano solo ad allontanare il bagno di realtà, facendo pagare questa operazione solo all’anello più debole della catena. Bisogna fare un discorso trasparente: i numeri parlano chiaro e non c’è più tempo da perdere.
In questo senso l’assemblea di Informazione@Futuro chiede un ampio dibattito nel sindacato sul futuro della previdenza dei giornalisti, chiede che i Cdr – gli organismi più a contatto con i giornalisti attivi nelle redazioni – vengano informati e ascoltati e non siano imposti colpi di mano che sarebbero odiosi e contribuirebbero ad accrescere una disaffezione nei confronti di un sindacato visto come sempre più lontano dalle istanze dei colleghi.
L’Assemblea di Informazione@Futuro, in questo senso, ritiene che proprio dal confronto, dalla massima circolazione delle idee e delle proposte, possa invece esservi una nuova valorizzazione del ruolo del sindacato: si deve discutere nel merito delle questioni e portare avanti battaglie condivise, senza settarismi e senza posizioni dogmatiche. Lo abbiamo praticato nelle recenti elezioni Casagit nel Lazio, che hanno portato a un buon risultato per i candidati legati a Informazione@Futuro, e continueremo a praticarlo con decisione.
Abbiamo bisogno di un sindacato che sia vicino alle istanze dei colleghi nella loro quotidianità. Un sindacato che è in grado di avanzare proposte, anche su un piano normativo, utili e importanti per il lavoro dei giornalisti. E’ il caso della proposta per l’istituzione del reato di “ostacolo all’informazione”, lanciata in un incontro tra il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Carlo Verna, Lazzaro Pappagallo e Giovanni Del Giaccio, segretario di Stampa Romana e responsabile della Macro Area ASR Libertà di informare, con Maria Grazia Mazzola, inviata speciale del TG1 (promotrice dell’iniziativa, dopo avere subito un’aggressione mafiosa a Bari), Pierluigi Franz, presidente del sindacato Cronisti Romani, Alberto Spampinato, Giuseppe Mennella e Andrea Di Pietro, presidente, segretario, e legale di Ossigeno.