Le adesioni a Noi Giornalisti Rai di Carlo Verna e Lazzaro Pappagallo

ADESIONE CARLO VERNA (ODG) A NOI GIORNALISTI RAI==

Carissimi Romolo e Umberto, rispondo presente perché il sindacato dei giornalisti Rai è una dorsale importante del servizio pubblico e dunque della democrazia nel Paese e occorre rifondarlo.


Detto questo da un lato la proroga di sei mesi voluta dal Governo per consentire di votare all’Ordine telematicamente, dall’altro l’invito rivoltomi da tanti colleghi di continuare a occuparmi, stando pienamente in campo, della riforma dell’accesso e di tante questioni ordinistiche avviate mi impediscono di accettare la possibile candidatura alla guida dell’Usigrai in questo che è certamente il momento più difficile dalla fondazione.
Credo, che tra quanti condividono la nostra idea di sindacato non manchino qualità e attitudine a ricoprire il ruolo.
Penso anche che il tema non sia chi, ma come.


Condivido tutti i giudizi negativi sulla lunga, divisiva e infruttuosa gestione attuale, ma non potrò essere io a guidare nel tempo la pattuglia di sognatori che avrà il non facile compito di riportare il nostro sindacato sulla strada dei valori e delle regole, come alle origini e come nel periodo della mia segreteria con le tante iniziative per l’autonomia e la trasparenza della meritocrazia. Ricordiamo tutti con entusiasmo l’esperienza di Riprendiamoci la RAI, il referendum plebiscitario di sfiducia a un direttore generale, le prime selezioni, quando ancora le regole non obbligavano la Rai a farle, per Buongiorno regione.


Last but not least il contratto.


Avremo modo di parlare di questi temi naturalmente nella nostra massima assise.
Sulla questione del sindacato unico, bene avete fatto a ricordare il congresso statutario che facemmo ad Assisi. Aggiungo che dovremo anche provare a recuperare chi, non senza motivate ragioni, ha sbattuto la porta.
Eppure, un modello inclusivo c’è ed è quello dell’Associazione stampa romana, di cui è segretario un collega della nostra azienda, permeato dai valori di pluralismo propri del servizio pubblico.
Un sindacato unico deve eticamente essere di tutti altrimenti delle due l’una: o non può essere unico o non può essere etico.


Vi scrivo “dovremo “ perché pur non essendoci le condizioni per una mia candidatura a segretario, come avevate auspicato, mi sento assolutamente come ex segretario, parte integrante di “Noi giornalisti Rai”, di questa che ho definito pattuglia di sognatori e che auspico sempre più folta e in prospettiva capace di restituire forza e dignità al sindacato dei giornalisti Rai coinvolgendo anche chi, deluso, ha lasciato.
Io ci sono.


Carlo Verna

==ADESIONE DI LAZZARO PAPPAGALLO (ASR) A NOI GIORNALISTI RAI==


Cari Romolo e Umberto,
parto dal vissuto delle redazioni di questo periodo.


La pandemia ha attraversato le redazioni, le ha svuotate, le ha enucleate con la sfida necessaria dello smart working, aumentando il senso di isolamento e di smarrimento nelle colleghe e nei colleghi.
La necessità sanitaria ha aggiunto un ulteriore carico alla solitudine delle redazioni in una azienda che negli ultimi anni non ha avuto un piano industriale di sviluppo.


Al di là della necessaria routine non si sa bene per chi si lavora e per cosa si lavora, per quali obiettivi specifici che non siano il minutino di pezzo con i cittadini decisamente sullo sfondo e il web e i social ridotti a un fastidio più che a una necessità e una possibilità.
Questi bisogni emergerebbero seriamente da un continuo ascolto e confronto nelle redazioni e nel sindacato. Ma così non è stato.


Divisioni, rancori, incapacità di allargare lo sguardo dal proprio particolare è sembrato il segno distintivo di una stagione che volge a conclusione.
Per tornare a parlare con tutti e di tutto è necessario porsi obiettivi, proporre soluzioni sempre all’insegna della bussola dell’ascolto, rispettando contratto e regole deontologiche. E raccontando verità anche quando sono scomode, come nel caso della situazione prefallimentare dell’Inpgi e del tentativo scomposto e in via di naufragio dell’ingresso dei comunicatori nell’istituto.


Un nuovo integrativo che colga le necessità di una azienda crossmediale, la scomparsa della forbice negli stipendi tra assunti in diversi periodi storici, il ruolo degli inviati, di chi fa testimonianza e racconto sul campo, incluse le sedi estere di corrispondenza e il territorio con la Tgr, l’autentico valore aggiunto della Rai nel panorama editoriale nazionale, regole chiare sui trasferimenti, regole chiare sugli avanzamenti di carriera che tengano conto dell’anzianità di servizio e di quella di testata, la riforma del job posting, l’accoglienza a pieno titolo dei colleghi e delle colleghe del giusto contratto al nostro interno (non è possibile dopo il contratto giornalistico che si sentano ancora colleghi di serie b perchè mancano testata e punti di riferimento in azienda e non li si chieda con forza e determinazione dell’azienda), la terzietà con l’azienda di servizio pubblico senza giocare al tavolo del sottopotere e dell’accordicchio, lo stop all’abuso dei procedimenti disciplinari e delle cause di lavoro, il rilancio sulla formazione con il trasferimento di conoscenze dai più esperti del nostro gruppo ai più giovani sono tutte cose alla nostra portata se costruite con pazienza e lungimiranza.


Un sindacato unitario deve tenere insieme le diverse anime, rappresentarne la pluralità, cogliere i segnali che arrivano dai comitati di redazione non per soffocarli ma per sciogliere con pazienza e lungimiranza i nodi.
Sono convinto che, aderendo alla vostra proposta, posso portare il mio personale contributo alla causa comune.


Lazzaro Pappagallo
Redattore TGR Lazio
Segretario Associazione Stampa Romana

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