Fondo complementare: un anno contrastato con direttore “sub” partes

fondo giornalisti

 

Questo 2020, anno da archiviare, termina per il Fondo Pensione Complementare dei Giornalisti Italiani, come previsto, nell’inefficienza del direttore pro tempore che porta all’ultimo Consiglio d’Amministrazione un documento da approvare copiato e incollato da altrove e pieno di inesattezze (tra l’altro, si parla di Assemblea di delegati, che non abbiamo, e si attribuisce la funzione finanza erroneamente a presidente e vicepresidente).

Per non parlare delle altre pratiche giacenti (dal rinnovo delle rendite, agli incontri con i service amministrativi da selezionare, passando dalla normativa Iorp II da adottare), cui lo stesso direttore non ha potuto metter mano per mancanza di tempo…

Episodi che evidenziano tutta l’inadeguatezza dell’avere un direttore part time e non a tempo pieno, come noi avevamo chiesto, e per cui è stato fatto un bando del tutto disatteso. Ricordiamo che per la nomina dell’attuale direttore è stato determinante il suo stesso voto in quanto consigliere del CdA, in totale conflitto di interessi. E noi abbiamo fatto ricorso in Tribunale. Un direttore senza esperienza sul campo, ma piazzato lì per ordini superiori; come da copione. Alle nostre rimostranze gli editori hanno protetto il direttore pro tempore, che, lo ricordiamo, è anche l’attuario dell’Inpgi.

Ecco come la crisi profonda del nostro Istituto di previdenza si ripercuote sul nostro Fondo pensione, che noi riteniamo sia mai come ora uno strumento importante per la previdenza della categoria, mentre per altri è solo uno sfogatoio per scaricare poltrone, tensioni e partite a volte nascoste non semplici da sminare.

Destano poi serie preoccupazioni i metodi utilizzati nella gestione quotidiana come l’imposizione in tutta fretta, forzata, assurda e ingiustificata, di Casagit Servizi per occuparsi della comunicazione del nostro Fondo. E’ la prima volta che a una commissione non si lascia il tempo di approfondire e di arrivare a un accordo unanime. Così i sei rappresentanti degli editori insieme ai due consiglieri della maggioranza del sindacato (che al Fondo dei Giornalisti sono in minoranza)
hanno imposto chi di fatto si occupa di procacciare clienti alla nuova Casagit. Nulla a che fare quindi né con la comunicazione, né tantomeno con i fondi pensione.

Il nostro lavoro di consiglieri è difficile ma non intendiamo venir meno al nostro compito, soprattutto in questo momento, in attesa della decisione del giudice sul nostro ricorso contro la nomina del direttore e mentre è in corso un’interrogazione parlamentare sulla medesima vicenda.

In quest’anno, caratterizzato dal Covid-19, abbiamo varato anche alcune novità: ristrutturato i comparti, impostato i criteri per investire secondo i principi di sostenibilità, avviato un piano di comunicazione per far sì che il fondo pensione rappresenti un punto di riferimento dialogante per gli iscritti. Meno di quanto avremmo voluto, più di quanto volevano i nostri oppositori in Consiglio.

Vogliamo comunque ribadire, che il Fondo va bene, il rendimento tiene e nonostante l’anno difficile per tutti, la previdenza complementare per i giornalisti resta una certezza.

L’anno che comincia oggi sarà l’ultimo della consiliatura e occorrerà serrare le fila per rendere il nostro Fondo pensione più vicino ai propri iscritti in termini di contatto, esigenze, modernità e, speriamo, anche governance.

Buon 2021

Corrado Chiominto
Simona Fossati
Marco lo Conte
Tiziana Stella

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