Direttivo Stampa Romana: nessun cedimento sui diritti contrattuali. La politica sindacale non va recintata nel raccordo anulare

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Un manifesto che traccia una strada precisa, netta.

Un documento che ribadisce la linea di condotta in tempo di crisi e di pandemia e individua una necessità impellente: aprire una nuova fase sindacale senza rinunciare ai diritti contrattuali.

Il Direttivo dell’associazione stampa romana – riunito per la prima volta in videoconferenza – ha approvato un documento politico che nasce dall’esperienza maturata in questi lunghi mesi di trattative sindacali condizionate dall’emergenza sanitaria in atto.

Nella relazione iniziale il segretario di ASR Lazzaro Pappagallo ha spiegato che Stampa Romana ha affrontato in questi mesi oltre 130 vertenze per cassa integrazione in deroga, chiuse e firmate nella maggior parte dei casi. L’accordo non si è raggiunto invece – e ci si è alzati dal tavolo – quando dall’altra parte c’erano editori che avevano la pretesa di procedere senza riconoscere in alcun modo i diritti contrattuali dei giornalisti – dipendenti e collaboratori – e in alcuni casi senza riconoscere alcuna retribuzione o compenso per il lavoro svolto.

Il contratto in esclusiva ad un collaboratore a fronte di un compenso a zero euro è un orrore/obbrobrio giuridico purtroppo comparso sulla scena di questa drammatica stagione – vedi il caso del corriere di Viterbo – ma non potrà mai e in alcun modo essere preso in considerazione da un organismo sindacale. Né legittimare a sedersi a un tavolo di trattativa chi lo propone. Stesso discorso vale per chi chiede agli articoli 2 di autoridursi i compensi o per chi decide di non pagare i collaboratori.

Da qui la necessità ribadita nel documento approvato dal Direttivo di sbloccare alcune partite aperte da tempo che riconoscono in primo luogo la dignità della professione giornalistica e il valore di una informazione libera e indipendente. E’ il caso – ad esempio – della valutazione dell’equo compenso per i giornalisti, ferma su un tavolo infruttuoso da troppi mesi.

Ma la crisi del settore acuita dallo stress della pandemia rende indispensabile anche serrare le file della categoria. Nel documento si chiede così di porre fine a discussioni sterili e divisioni all’interno del sindacato e unire gli sforzi per difendere tanto il lavoro subordinato quanto i free lance, in questo momento bloccati dalla pandemia, in attesa di ristori ed esposti più di ogni altro al ricatto delle querele temerarie.

Un appello all’unità non raccolto – almeno in questa occasione – dalla componente di minoranza. Il tentativo della presidente del Direttivo Federica Frangi di trovare una sintesi per arrivare a un documento da approvare all’unanimità è stato respinto da Controcorrente che ha chiesto di votare in alternativa un proprio documento.

Quel testo contiene alcune proposte condivisibili che in alcuni casi sono già parte integrante del documento presentato dalla maggioranza e poi approvato, e in altri potranno diventare oggetto di un percorso successivo di approvazione. Ma contiene anche una scelta di fondo assolutamente non condivisibile. L’idea cioè che l’Associazione stampa romana si occupi solo ed esclusivamente di vicende del Lazio.

Stampa romana è la seconda associazione italiana per numero di iscritti e il suo territorio è quello in cui si trovano i palazzi della politica, le stanze dove si decidono anche le sorti della nostra professione. La scelta di autocircoscriversi lo spazio di manovra è inaccettabile. Anche per gli stessi consiglieri di Controcorrente che ridurrebbero così in modo improprio il mandato per cui sono stati eletti.

Vincenzo Adornetto

Portavoce Infofuturo Direttivo ASR 

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