Di Raffaella Ammirati – candidata con Insieme per Casagit
Nel Paese delle “culle vuote”, dove il calo delle nascite anche quest’anno arriverà a meno 400 mila secondo le stime dell’Istat, interventi per un miglior sostegno alla gravidanza e alla prima infanzia diventano prioritari. C’è questa considerazione alla base dell’idea – presente nel programma di INSIEME PER CASAGIT – che un cambiamento incisivo della nostra Cassa, in grado di renderla più aderente alle esigenze di socie e soci, non possa prescindere da una maggiore attenzione alle domande di salute legate alla gravidanza, alla nascita e all’infanzia.
Una attenzione che personalmente immagino “attiva”, ovvero in grado di proporre prevenzione e servizi in maniera diretta, grazie anche all’utilizzo tecnologie che possano velocizzare comunicazioni sempre più mirate.
L’assistenza psicologica, in particolare, è la grande assente: il numero delle sedute rimborsate è limitato e fuori mercato. Una mancanza particolarmente sentita dalla categoria, non solo perché il servizio pubblico non la garantisce, ma anche per le scarse risorse di molte colleghe e colleghi per i quali una psicoterapia diventa un lusso. In tutta la fase perinatale, invece, l’assistenza psicologica, quando necessaria, potrebbe avere un importante ruolo anche nell’intercettare rischi di depressione post parto e altre forme di disagio, personale o familiare, che possono incidere pesantemente sulla salute. Soprattutto se questa assistenza è offerta in un’ottica di prevenzione, all’interno di un Piano ad hoc, e in maniera attiva.
Il sostegno psicologico assume inoltre un carattere addirittura d’urgenza, in particolare per bambini e ragazzi, in questa complessa era pandemica che lascerà, anche quando ci saremo liberati del virus, segni psicologici a lungo termine. Il disagio che questa lunga emergenza ha creato nei giovanissimi è infatti diffuso. Il presidente dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari, nella sua audizione in Senato a febbraio, ha parlato – in relazione alla Dad – di un aumento del 24 per cento, negli studenti piccoli e grandi, di stress e ansia, di difficoltà di concentrazione. E gli psicanalisti hanno descritto una generazione “sfibrata” e “stanca”, il cui disagio si è manifestato con sintomi depressivi e ansiosi, con l’insonnia, con comportamenti aggressivi e autolesionisti.
Un fenomeno che si è acuito nella seconda fase della pandemia con il radicarsi del disagio diventato “disturbo post traumatico da stress” – proprio come una guerra – legato al lockdown di marzo, ai mesi di didattica a distanza, ad un mondo inchiodato alle notizie su un virus sconosciuto. Tutto questo significa nuovi bisogni di salute, che necessitano di risposte concrete e rapide. Insomma “Fare bene, fare presto” è una necessità, non solo uno slogan.