Si sciopera al New York Times: un esempio anche per noi

di Amedeo Martorelli – Tg1

Sua maestà lo sciopero, il signore del conflitto sociale e della polemica socio-economica è tornato.

Ieri più di 1.000 dipendenti del New York Times si sono fermati. Non succedeva da 40 anni.

Lo sciopero è avvenuto mentre le trattative tra sindacato e azienda per il rinnovo del contratto sono in stallo da quasi due anni per questioni di politica salariale a basso indice equitativo (l’azienda cresce ma i salari piangono).

È un segnale importante per tutti specie in vista dell’avvio di una nuova stagione contrattuale che con ogni probabilità avrà come posta in gioco il futuro stesso della nostra professione. Perciò di fronte ad uno sciopero come quello del NYT, sciopero di “lusso” fatto per adeguare i salari all’inflazione, una domanda – come si dice – sorge spontanea: glia’famo o nun glia’famo a portare a casa il nuovo contratto? Ce la facciamo o no a restituire al sindacato il suo ruolo di lotta, di agenzia educativa, di responsabilità? Ce la facciamo o no a recuperare l’immagine dello sciopero come un atto di polemica socio-economica e come uno strumento negoziale indispensabile che esiste da quando esiste la democrazia e da quando esiste il sindacato?

Da qui l’idea di scrivere da qualche parte del nostro programma che il diritto allo sciopero è scritto nella Costituzione e che è da lì che bisogna ripartire.

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