Elezioni e candidati Odg, la replica di Monteforte a Spadari

Spadari odg lazio

Cara Paola,

ti ringrazio per quanto mi hai inviato anche se quanto pongo con la mia lettera aperta non credo sia fumoso o confuso. Né che ci siano ambiguità nella difesa dell’Ordine e del suo processo di riforma. Semmai riteniamo necessari interventi più incisivi in sinergia con il sindacato e in coordinamento con gli Enti di categoria. Esattamente quanto abbiamo indicato nel programma di ContrOrdine che abbiamo scritto assieme e per il quale vi abbiamo votato.

Mi fa specie che tu presidente dell’Odg del Lazio, quindi con un ruolo di grande responsabilità istituzionale come giustamente spesso hai rivendicato, mi risponda con una nota di Controcorrente Roma, anche se la condividi.

Vi leggo indicate le ragioni di una scelta che sarebbe stato opportuno discutere prima con chi ha dato vita alla lista ContrOrdine per lealtà e rispetto verso tutti i colleghi che vi hanno votato. Così non è stato. Chi lo ha deciso? Comunque è difficilmente spiegabile la candidatura di quasi tutti i consiglieri espressi dalla lista ContrOrdine ed eletti a Roma sia al nazionale che al regionale per essere eletti delegati al congresso del sindacato. Con te e D’Ubaldo siete in sette in lista al congresso Fnsi e altrettanti a quello Asr. Non è un atto illecito, ma a mio avviso inopportuno, visto che un consigliere dell’Ordine dovrebbe avere anche degli obblighi per la carica pubblica che ricopre.

Di quanto sia importante tutelare la terzietà dell’Ordine ho scritto. Lo ritengo un valore superiore alle esigenze di questa o quella componente sindacale. Come pure preservare le realtà “unitarie” realizzate assieme, perché sono le basi su cui costruire una unità solida, quella che chiede il nostro mondo e che noi di informazione@futuro abbiamo sempre cercato con una pratica trasparente e democratica, anche in vista di queste elezioni. Volevamo discutere di programmi con i colleghi di Controcorrente e ci siamo trovati di fronte a un dicktat preventivo sulla segreteria che ha bloccato tutto.

Allora chiariamo e liberiamo la discussione da forzature inaccettabili. Sulle critiche al governo e alla sua maggioranza concordiamo, ma attraverso un percorso che coinvolga davvero i colleghi partendo dalla loro condizione di lavoro e dalla loro funzione sociale minacciata anche dagli editori e dalla crisi.

Eravamo in piazza quando c’era da protestare contro le minacce alla categoria del vice premier Di Maio, degli altri esponenti pentastellati. Abbiamo denunciato il tentativo di cancellare l’intermediazione giornalistica, come pure l’attacco al finanziamento dei giornali cooperativi e di idee. Ma crediamo che l’opposizione più dura e efficace la si faccia con i fatti. E’ cosi che potremo coinvolgere anche i tanti colleghi che in piazza non scendono e che vanno portati all’impegno e alla solidarietà. Su questo può far molto l’Ordine dei giornalisti con la sua azione concreta e quotidiana a favore della categoria. Ma con quale bilancio si presenta ai colleghi? Cosa si è fatto e non si è riuscito a realizzare e perché? Cosa si può fare assieme per dare più slancio all’azione comune di Ordine e sindacato nel processo di trasformazione che vive il nostro mondo? Lavorare su questo mi sembra molto più importante che candidarsi in una lista sindacale per partecipare alla discussione sui problemi della categoria. E può essere anche più incisivo nella difesa dei suoi istituti, a partire dall’Ordine. Non sarebbe stato un atto divisivo, come la candidatura in una lista sindacale, ovviamente contrapposta ad altre. E poi il confronto sulla situazione del mondo dell’informazione è costante. Le sedi non mancano. Vi è il “coordinamento” tra gli istituti della categoria. Ai congressi della Fnsi e dell’Asr i vertici dell’Ordine sono invitati e intervengono, come pure in Consiglio nazionale Fnsi e al direttivo Asr, quindi non è decisivo essere “delegati” per far sentire la propria voce.

Comprenderai, quindi, le ragioni della mia lettera aperta e quanto mi paiono inadeguate le risposte fin qui avute. Se si pensa che il “tutti insieme” per fare squadra, sminuendo le responsabilità e prerogative di ciascuno, possa fermare l’ondata populista e sovranista credo ci si sbagli. Combattiamola questa battaglia, ma ciascuno senza rinunciare alla propria funzione, esercitandola al meglio, guardando al futuro, superando resistenze e pigrizie.

Vedo purtroppo che invece del confronto di merito in nome della “ragion politica” si arriva a deformare le posizioni. Si pretende di avere la verità e di imporla a tutti. Si cerca di far passare per decisioni del sindacato quelle di Controcorrente, cercando di ignorare le sensibilità e i contributi di tanti colleghi impegnati nel sindacato che, pur riconoscendosi nella maggioranza federale, danno un loro autonomo contributo. Questo esprime l’incapacità di gestire un’unità che non sia omologante, ma plurale, che si alimenti con la democrazia interna e la trasparenza delle decisioni. Tutto questo non può non preoccupare. Non dà più forza e più ricchezza di idee al sindacato. Rischia di isolarlo e lo mortifica proprio perché non sa gestire il pluralismo interno. Finisce per renderlo un apparato autoreferenziale. E’ così che scatta la categoria amico-nemico: amico chi applaude e nemici tutti gli altri, a prescindere dai contenuti di cui si è portatori. Questa pratica politico-sindacale ora crea danni anche all’autorevolezza dell’Ordine.

Lavorare all’unità della categoria è un impegno difficile e gravoso. Occorre spirito di servizio, capacità di ascolto e rispetto per le idee di tutti, capacità di riconoscere e correggere i propri errori. Ci proviamo, con i nostri limiti.

Roberto Monteforte, portavoce di informazione@futuro

 

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