Dire: licenziamenti ingiusti. L’editore li ritiri. Centrale la riforma delle agenzie di stampa

Antonio Moscatello, portavoce Informazione@futuro

L’editore dell’agenzia Dire ritiri immediatamente i licenziamenti che ha avviato a pochi giorni dalla partenza del nuovo decreto di Palazzo Chigi sulle convenzioni per le agenzie d’informazione primaria. Dopo quasi due anni di contratto di solidarietà, nei quali i giornalisti hanno dimostrato la loro disponibilità a fare sacrifici per salvaguardare i livelli occupazionali coi fatti, rinunciando a parte cospicua del loro reddito, l’avvio della procedura di licenziamento con 28 esuberi (15 giornalisti e 13 poligrafici) rappresenta uno schiaffo inaccettabile.

Accompagnato peraltro dalla beffa della citazione del Comitato di redazione per “diffamazione” in merito a una nota di fine luglio.
In una dichiarazione l’editore “auspica, dopo una comprensibile fase di rottura dei rapporti e di scioperi, anche grazie all’intervento del Governo, che si arrivi comunque a individuare quella soluzione che aiuti davvero a salvaguardare tutti i livelli occupazionali”.

E allora perché non dare subito corpo quell’”auspicio” ritirando l’azione legale contro il Cdr e la procedura di licenziamento?
Sullo sfondo della vicenda Dire, va ricordato, c’è l’ancora irrisolto tema della riforma delle convenzioni per le agenzie di stampa, che già in passato ha provocato situazioni difficili. C’è bisogno di far presto nel dare un assetto normativo che consenta di dare un futuro certo a un settore cruciale della nostra informazione. E’ un vero interesse nazionale.

In questo senso, Informazione@futuro ribadisce che solo una legge di sistema che regoli in maniera trasparente il comparto potrà porre termine a sussulti i quali diventano sempre tellurici quanto più si avvicina a scadenze come il rinnovo delle convenzioni.
Naturalmente i problemi del comparto agenzie non giustificano minimamente operazioni inaccettabili come la procedura di licenziamento all’agenzia Dire.

Informazione@futuro si colloca senza se e senza ma al fianco dei colleghi per la tutela dei posti di lavoro e per preservare nella sua integrità, anche rispetto a possibili soluzioni stravaganti i cui costi ricadrebbero sui giornalisti, un’importante voce a presidio del pluralismo dell’informazione in Italia.

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