Il bilancio di Stampa Romana e le scelte sul futuro del sindacato dei giornalisti

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Di Paolo Rubino – Tesoriere di Stampa Romana

Quante sfide all’orizzonte per editoria e giornalismo, quanti fronti aperti animano il dibattito tra i colleghi più attenti alle dinamiche che cambiano il nostro lavoro. Dalla crisi profonda del settore dell’editoria alle sfide del futuro, oggi con anche l’incognita dell’impatto dell’intelligenza artificiale.

C’è un tema di sostenibilità, generale. Ma c’è oggi anche un tema strettamente di sostenibilità economica per il sindacato dei giornalisti. E’ forse meno evidente, e forse ancora non c’è molta consapevolezza tra i colleghi. E’ una grande sfida che va oltre i numeri dei bilanci, va ben oltre ogni ragionamento numerico sul rosso delle perdite o sul nero degli attivi, e che investe invece il modello stesso del sindacato che abbiamoavuto, del sindacato che abbiamo oggi, del sindacato come lo abbiamo fatto crescere e come lo abbiamo innovato, delle aspettative che abbiamo sul sindacato del futuro e delle sfide da affrontare da qui in avanti.Perché tutto ha un costo, e quel costo deve esseresostenibile.

C’è una difficoltà che oggi pesa sui bilanci, non lo scopriamo ora ma emerge con chiarezza, per l’Associazione Stampa Romana, con l’approvazione del bilancio 2022: è in rosso, per poco meno di 70 mila euro, dopo l’impatto di una riduzione strutturale dei ricavi per 87 mila euro, e dopo cinque anni di bilanci in attivo, dopo un percorso serio di risanamento dei conti, di innovazione del modello di sindacato, di rilancio dell’attività e dei servizi offerti ai colleghi.

E’ un contraddizione? Si, anche stridente. E’ una crisi economica che non arriva dopo anni di gestione allegra e superficiale ma, al contrario, dopo un buon lavoro che ha dato in pieno i suoi frutti, anche sui conti.

Come si spiega? La ‘tegola’ che cambia lo scenario è un fattore esterno, la fine della gestione principale dell’Inpgi con il passaggio all’Inps, il venir meno di gran parte dei contributi che l’istituto previdenziale versa per i servizi prestati dalle associazioni regionali del sindacato. Per l’Associazione Stampa Romana c’era già stata una riduzione in misura molto contenuta e sostenibile sul bilancio 2021, poi un taglio di 87mila euro per il 2022 (calcolato sui sei mesi dal passaggio dell’Inpgi all’Inps) che raddoppia  a 174 mila euro (calcolato sull’anno intero) per il 2023 ed il 2024. 

Se questa tegola fosse arrivata prima del lavoro di risanamento portato avanti per due segreterie con Lazzaro Pappagallo, ed ora in continuità dalla segreteria di Stefano Ferrante che ha sul tavolo questa nuova sfida, l’Associazione, il nostro sindacato, non avrebbe potuto far altro che abbassare la saracinesca e consegnare la chiave nel giro di poche ore. Non avremmo avuto né le risorse nè il tempo per reagire.

Invece, di anno in anno, partendo da casse quasi vuote e risultati in rosso, dopo aver riportato i conti strutturalmente in ordine, e con cinque bilanci consecutivi in attivo, a fine 2021 si era arrivati ad accantonare un buon ammontare di risorse per avere più solidità, per far fronte ad ogni eventuale emergenza. L’emergenza è arrivata e non ha trovatol’Associazione impreparata e inerme.

I 460mila euro di patrimonio netto accantonati al 31 dicembre 2021 sono stati un salvagente, nell’immediato, e sono ora la ‘clessidra’ che segna il tempo che abbiamo per affrontare queste nuove difficoltà: sono risorse che stiamo man mano consumando (nel 2022 per circa 70mila euro, e sarà ancora di più alla chiusura del bilancio 2023) ma che ancora ci permettono di guardare avanti e di continuare a lavorare su ogni possibile intervento da mettere in campo, con impegno e piena consapevolezza.

Paradossi, contraddizioni. Il buon lavoro fatto ha evitato una crisi immediata e irrimediabile ma è anche un lavoro che è stato fatto così a fondo che i margini di azione sono ora ridotti.

Le spese, oggi, sono quelle essenziali per la qualità dell’attività sindacale e dei servizi offerti ai colleghi e per investire, costruire, guardare ancora avanti. 

Si può spingere sul volume delle iscrizioni che tuttavia, e per di più in un settore in ridimensionamento, da solenon possono certamente sostenere i costi di unastruttura così come la conosciamo. E di certo, su qualità e servizi non si faranno passi indietro.

Si può spingere ancora per nuovi ricavi. Ma sono già state percorse molte nuove strade che iniziano anche a dare i loro frutti, come con la partecipazione ai progetti europei. Sarà di aiuto per attutire ‘l’effetto Inpgi sui conti’, ma non risolutivo. 

Ci sono ancora leve straordinarie su cui agire per ridurre i costi fissi, e verrà fatto. Ma forse serve di più,serve ancora un passo avanti in rilancio e innovazione. E’ difficile fare ancora di più ma ci possiamo provare per trasformare, almeno in parte, una crisi in una opportunità.

Abbiamo già investito molto per rafforzare l’attività tipica del sindacato dei giornalisti ma anche per iniziare a percorrere nuove strade. E abbiamo investito in solidarietà – deve essere motivo di orgoglio – come con i sussidi per i colleghi rimasti senza lavoro nelle fasi più dure della pandemia. Il sindacato c’è. Soffre, certamente soffre: soffre la debolezza di un intero settore falcidiato dagli stati di crisi, da una editoria in continuo arretramento. Ma il sindacato dei giornalisti di Roma e del Lazio c’è, è efficace, per i colleghi è sempre più utile perché offre più che in passato e perché sono tempi più difficili. E non ha mai lasciato nessuno indietro, mai nessuno solo.

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