ASR 2019, UN BUON BILANCIO. MA C’E’ CHI VUOLE UN ‘RISULTATO ZERO’

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di Paolo Rubino – Tesoriere Stampa Romana

 

 

Chiudere l’anno con un bilancio in attivo è una cosa positiva per un sindacato o non lo è? La risposta appare ovvia ma se qualcuno la pensa diversamente ci si può ragionare, rifletterci, confrontarci su idee opposte come abbiamo fatto la settimana scorsa nella riunione del consiglio direttivo dell’Associazione Stampa Romana. Il bilancio 2019, chiuso con un risultato finalmente solido, importante, ampio, 109mila euro di attivo, come mai prima, è stato approvato con i voti a favore (ed una certa soddisfazione) dalla maggioranza dei colleghi; una minoranza ha invece preferito astenersi sostenendo, appunto, che per un sindacato sarebbe più consono “un risultato pari a zero”.

Da Tesoriere dell’Asr, ovviamente per il mio ruolo ma anche con piena convinzione, sono senza alcun dubbio sul fronte dei ‘soddisfatti’. Sono molto contento. Anzi, di più: sono assolutamente convinto che le due segreterie guidate da Lazzaro Pappagallo abbiano fatto un eccezionale lavoro di risanamento dei conti e di rilancio dell’attività del nostro sindacato. Sono due cose che vanno in direzione opposta: risparmiare e investire, ridurre i costi e non arretrare, risanare ed allo stesso tempo porre le basi per uno sviluppo. Sono apparenti contraddizioni, due cose difficilmente conciliabili. Non era facile farlo, ed era stato forse molto ambizioso porselo come obiettivo. E’ stato fatto.

Si può mai sostenere che qualche soldo in più nella cassa dell’associazione (di questi tempi, poi) non sia una buona cosa? Potrebbe anche essere così ma solo se ci trovassimo di fronte a due condizioni che, invece, non ci sono per nulla.

La prima: non siamo di fronte ad una Asr che ha fatto rinunce. Non è arretrata di un passo, anzi. Non ha messo soldi da parte sacrificando qualcosa della sua missione, non c’è nulla che avrebbe voluto fare e non ha fatto per non spendere. Negli ultimi anni ha fatto tanto, ha fatto di più.
La seconda, forse la più importante: le ultime due segreterie non hanno ereditato una spensierata situazione di ricchezza. Qualche anno fa abbiamo tremato, è suonato un allarme, abbiamo capito (in tempo) che ci stavamo pericolosamente avvicinando ad una soglia di non ritorno: il rischio di un default. Le casse si stavano svuotando, anche solo un soffio di vento poteva spazzarci via. Invertire la rotta, riuscire a ricostituire una riserva di sicurezza, prima con un discreto attivo, che il secondo anno è diventato il triplo, e che il terzo anno è stato ancora più ampio, ci ha rimesso in piedi, e passo dopo passo ci restituisce un margine di sicurezza. Lo avevamo perso.

Non mi appassiona per nulla, poi, il dibattito che si ripete già per un secondo anno su quanto sia giusto o sbagliato aver, a volte, utilizzato il termine “utile” per indicare il risultato positivo di bilancio. “Non siamo una azienda, parlare di utile è il segno di un approccio commerciale nella gestione del sindacato”, ha tuonato ancora una volta quella minoranza in direttivo. E’ colpa mia, lo ammetto. Quale possa essere il problema mi sfugge ma credo di essere stato proprio io ad innescare questo “incidente” usando il termine che, da giornalista economico, utilizzo regolarmente nel mio lavoro per indicare l’ultima riga di un bilancio positivo. Chiamiamolo come volete: utile, avanzo, attivo, surplus, risultato netto… Cosa Importa? Mi domanderei piuttosto come, con tutti i problemi della categoria, nel sindacato dei giornalisti ci si possa soffermare su cose così.

Ma è giusto non sottovalutare mai le critiche, cercare di capirne il perchè, ragionarci nel merito. Nel merito quel che conta è la sostanza, ed è chiarissima. Non siamo una azienda, non parliamo certamente di un utile da distribuire in dividendi. Quei soldi non vanno ovviamente in tasca a nessuno. Il bilancio 2015 era stato pericolosamente in rosso, ed anche il 2016 ma già con un forte recupero. Poi: 21mila euro di attivo nel 2017, 68mila nel 2018, 109mila nel 2019: sono risorse dell’Associazione Stampa Romana, che servono per il lavoro dell’Associazione e per il futuro dell’Associazione. Più risorse in cassa significa ricostruire una solidità che era venuta meno (il patrimonio era sceso a 114mila euro con il bilancio 2016, sale ad oltre 331mila euro alla chiusura del bilancio 2019. E’ quasi triplicato), sono risorse che ci permettono di guardare avanti, di investire anche in nuovi progetti, di garantire e potenziare il nostro impegno su tutti i fronti aperti.

In questo anno più difficile, il 2020, con l’emergenza Covid, “l’utile” degli ultimi tre anni è anche ciò che ci permette di poter essere concretamente al fianco dei colleghi in maggiore difficoltà, di poter sostenere una spesa straordinaria per dare una mano ai nostri colleghi che hanno visto il loro lavoro ed il loro reddito azzerarsi. Quei soldi, che per qualcuno è stato sbagliato mettere da parte, la segreteria dell’Associazione Stampa Romana li sta spendendo anche così. Solo pochi anni fa non avrebbe potuto farlo senza mettere a rischio la stessa esistenza del sindacato dei giornalisti del Lazio. E se oggi possiamo farlo è solo perchè negli ultimi tre bilanci c’è stato un “utile”. Così l’Asr fa sindacato, vero e solidale. Non fa l’azienda. E poco importa, anzi, se così a fine 2020, l’anno dell’emergenza Covid, il risultato di bilancio sarà più basso. Sarà più povero in ‘euro’ ma più ricco in soddisfazione per il lavoro fatto.

E così per una volta quando andremo a esaminare quel bilancio in direttivo saremo, forse, tutti più soddisfatti. Sarà sicuramente molto soddisfatta quella maggioranza che ha ridato ossigeno all’associazione e che, oggi, è orgogliosa di poter investire almeno 20mila euro (e a fine anno sarà anche di più) in sussidi per i colleghi in emergenza economica pur essendo in un anno di inevitabile rallentamento (In un mondo che si è fermato in lockdown anche per noi un impatto c’è). E, coerentemente con le sue posizioni, sarà più soddisfatta anche quella minoranza che, chissà perchè, ad una associazione in “utile” preferirebbe una associazione con bilancio “zero”. Ma sei hai zero, puoi spendere zero. E se in cassa hai zero e arriva un soffio di vento, ti spazza via.

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