Diritto di cronaca e libertà di stampa: riforme di sistema e dialogo con i magistrati

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Continuare il dialogo con i magistrati, confrontarsi con tutte le componenti delle toghe, sindacali ed elettive, usare gli spazi messi a disposizione dalle norme attuali in tema di trasparenza e accesso agli atti amministrativi per una informazione efficace e puntuale, svegliare la bella addormentata chiamata politica.

L’iniziativa di Stampa Romana sulla libertà di stampa e il diritto di cronaca, con il sostegno di Ossigeno per l’Informazione e Fnsi, ha riportato al centro del dibattito tutti i nodi scoperti di un mondo, quello dell’informazione e del suo rapporto con le fonti, che cambia, in un quadro generale di debolezza strutturale dell’editoria.

E’ il frutto questa iniziativa, moderata da Graziella Di Mambro, Monica Soldano e Fabrizio de Jorio, delle riflessioni e del lavoro dell’Associazione con la sua Macroarea articolo 21 e delle alleanze sociali che abbiamo costruito in questi anni a partire dall’Associazione Nazionale Magistrati.

Passiamo in rassegna cosa è emerso, quali sono i nodi da sciogliere e le novità praticabili:

– Alcune risposte non possono che arrivare dalla politica. La depenalizzazione della diffamazione a mezzo stampa e le querele temerarie (il 90% delle querele si risolvono con un nulla di fatto) restano gli atti di responsabilità da chiedere al nuovo Parlamento. Fa specie che l’appello di Ossigeno per l’Informazione a chi si è candidato di promuovere questi cambiamenti sia stato raccolto solo da DUE candidati.

Il segretario e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti, sono stati espliciti nel ricordare l’assenza della politica su queste misure strutturali e il fastidio che prova la politica verticistica (modello un uomo solo al comando) verso ogni forma di mediazione, inclusa quella giornalistica. Eppure, come ha ricordato il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Carlo Verna non dobbiamo far altro che seguire la linea dettata dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo.

– Il vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini, ha ribadito che su questi temi le risposte non possono che essere politiche ma che l’esercizio del diritto di cronaca trova una chiara cornice normativa nelle sentenze della Cassazione e della Cedu. Legnini però ha detto chiaramente che gli uffici giudiziari devono comunicare meglio e che sulla comunicazione e l’emanazione di apposite linee guida il Csm lavorerà con una commissione guidata da Giovanni Canzio, magistrato di assoluto valore, ex presidente della Corte di Cassazione, composta anche da giornalisti con la collaborazione dell’Ordine dei giornalisti. Ci sono modelli da seguire validi come la comunicazione della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale e bisogna colmare il vuoto di informazione ad esempio tra la lettura di una sentenza e il deposito delle motivazioni.Comunicare meglio significa anche spostare il peso del racconto della giustizia dagli atti di inizio indagine e dalle procure sul momento della decisione, delle sentenze penali e civili.

– Paolo Auriemma, procuratore capo di Viterbo, ci ha raccontato come si dimentichi che nel nostro ordinamento il pubblico ministero tutela anche l’indagato, non è un accusatore stile common law, e che l’eccessiva pressione mediatica sull’accusa sia un problema. Come è un problema che oggi sia il capo ufficio a dover raccontare un fascicolo detenuto nei fatti e negli atti da un sostituto. In un sistema “corrotto” sembra che le sentenze siano residuali e poco conosciute. Con Auriemma e gli uffici giudiziari di Viterbo Stampa Romana sta lavorando a un protocollo di intesa proprio per facilitare la comunicazione con i colleghi. E sarebbe questa una delle best practice sulle quali far incontrare due presidi della democrazia come giornalismo e magistratura.

– Raffaele Cantone, presidente dell’Autorià Nazionale Anti Corruzione, ha sottolineato la necessità di asciugare il mercato nero degli atti giudiziali. E’ incredibile – ha ripetuto – che un cronista non possa chiedere in tribunale una sentenza e se la debba far passare da un legale. A suo avviso il 90% degli atti in mano ai giornalisti sono di derivazione degli avvocati. E’ una ipocrisia che non ha senso e che andrebbe sconfitta con una copia per i giornalisti. Sarebbe in linea anche con l’idea ribadita dal Foia della trasparenza degli atti pubblici come deterrente contro la corruzione e come strumento di conoscenza e partecipazione democratica alla vita del paese. La copia giornalisti è una delle richieste che avanziamo da tempo come Macroarea di Stampa Romana.

– Eugenio Albamonte, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, sposa questa linea. Anzi si chiede come mai nell’ultima riforma sia prevista correttamente e finalmente una copia per i giornalisti delle ordinanze di restrizione delle libertà personali ma che questa decisione entrerà in vigore, a differenza della disciplina sulle intercettazioni, solo il prossimo anno. Proprio sulle intercettazioni Albamonte ha ricordato come siano essenziali per le inchieste giudiziarie e ha ricordato come i magistrati vogliono dai giornalisti inchieste. Ha la preoccupazione di leggerne poche. Limitare gli strumenti di indagine per i magistrati toglie spazio anche ai giornalisti coraggiosi. Tuttavia vede pericoli nell’informazione spettacolo: dai plastici agli ibridi tipo Iene ritiene che questo tipo di informazione in assenza della voce della pubblica accusa (che parla solo attraverso atti giudiziari) disarticoli la verità storica da quella processuale.

Albamonte ritiene l’abolizione del carcere per la diffamazione una norma di civiltà e propone che di diffamazione a mezzo stampa nelle sue conseguenze civili e amministrative possa occuparsi una Authority.

Il presidente dell’Anm ritiene che la comunicazione degli uffici giudiziari debba essere affidata a uffici stampa, gestiti dai giornalisti, professionisti del settore.

– Non sono però mancati i rilievi sulle frizioni tra i due mondi, gli interessi a volte differenti sottolineati dal segretario Lorusso. La storia raccontata da Gianluca Paolucci delle perquisizioni a casa e al giornale per sottrargli strumenti di lavoro, nonostante le scuse del capo della procura Spataro, gli hanno bloccato una inchiesta su un potere economico forte come Unipol. E le perquisizioni disposte da alcuni pubblici ministeri violano il santuario del segreto professionale. Ecco perchè su tutto quello che riguarda i giornalisti bisognerebbe lavorare su pubblici ministeri e magistrati specializzati. Alberto Spampinato, presidente di Ossigeno, ha ricordato che già è così in alcuni stati stranieri (vedi il Sud Africa).

– Ferruccio De Bortoli ha voluto vedere l’altra metà del bicchiere. Dobbiamo ammettere le nostre responsabilità per arroccamenti corporativi. i giornalisti non sono al di sopra della legge e questo è un frutto positivo della cultura della rete. Ecco perchè, ad avviso di de Bortoli, è necessario restituire dignità a chi viene assolto, effettuare rettifiche oneste e trasparenti. Le rettifiche non fanno perdere lettori, rinsaldano il patto di fiducia tra stampa e cittadini. Il contesto tuttavia in cui agiscono i giornalisti è cambiato. Siamo tutti più deboli a iniziare dai freelance e soprattutto questi ultimi devono essere tutelati. L’informazione vera produce modificazioni del senso comune, ha concluso De Bortoli, e coltiva il pensiero critico.

Nel pomeriggio il confronto tra Nicotra, Pace e Ferroni è stato lungo e articolato sulla richiesta degli atti amministrativi della pubblica amministrazione. La spinta all’apertura dei cassetti inserita nel Foia è importante ma il grado di collaborazione e di resistenza di settori della PA è ancora tutto da valutare. E anche sul bilanciamento delle linee guida Anac sugli interessi nazionali e generali da schermare il dibattito è stato articolato e complesso. Il processo è iniziato ma è prematuro dire che sia concluso positivamente con una crescita di consapevolezza dei cittadini e di notizie utili per i giornalisti.

Trasversale a molti interventi l’idea che sia necessaria una riforma organica che metta insieme le tessere che abbiamo ricordato, ridefinendo il profilo e le protezioni normative e deontologiche del giornalista.

Tutti gli interventi integrali sono stati ripresi in streaming sul nostro sito e la pagina Facebook (un migliaio i contatti vedi https://www.facebook.com/StampaRomana/) nello stile che ci caratterizza: massima apertura e massima condivisione.

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