Copie vendute di quotidiani ai minimi storici. È la fine della carta?

di Carlo Picozza

Sono un milione e duecentomila le copie dei quotidiani di carta venduti ogni giorno: l’undici per cento in meno di quelle che l’Osservatorio sulle Comunicazioni dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni) registrava solo l’anno scorso. Tant’è, siamo di fronte a una flessione di oltre trenta punti percentuali rispetto a un lustro fa.

Restano un ricordo lontano i sei milioni di copie vendute negli anni Ottanta. Come le carrozze a cavalli e i lumi a petrolio, anche il giornale tradizionale scomparirà. Ne sono certi gli osservatori più attenti. Blitz, il quotidiano online di Marco Benedetto, già amministratore delegato dell’ex gruppo L’Espresso, lo prevede da anni: “Si avvicina il momento in cui i giornali non si stamperanno più con le rotative ma con le fotocopiatrici”.

La previsione trova appoggio nelle valutazioni dell’agenzia Wipo (World intellectual property Otrganization) dell’Onu, che, attraverso il suo direttore, Francis Gurry, prevede la scomparsa dei giornali di carta “entro il 2040”. Arthur Sulzberger già editore del New York Times, nel settembre del 2010, in un convegno di operatori dell’informazione ammetteva: “Prima o poi smetteremo di stampare il nostro giornale”. Rispondeva a chi preconizzava la fine del New York Times cartaceo per il 2015. Insomma, la palla di vetro non informa. Almeno sulla deadline di attività delle rotative. La tendenza, però, è chiara sulla fine ineludibile dell’informazione tradizionale, quella attraverso l’edicola.

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