Giornalisti non subordinati abbandonati al loro destino. Statuto Nuovo Inpgi ennesima occasione mancata

di Vincenzo Campo – @vmcampo

Giornalisti: Nuova governance Inpgi 2 ai lavoratori non dipendenti e ai freelance
Equo compenso, salario minimo e nuovo welfare per il lavoro autonomo del futuro.


“Il Governo intervenga per correggere le storture di un sistema ingessato e verifichi la sostenibilità di una Cassa previdenziale che vuole autoriformarsi per rappresentare Partite Iva ed autonomi”
.


Restituiamo il futuro professionale e dell’INPGI 2 ai lavoratori autonomi. No all’indifferenza del governo per il “lavoro apolide” e senza diritti per migliaia di professionisti.

Sono davvero molti i giornalisti, i freelance, reporter, le Partite Iva , i co.co.co e i collaboratori professionali che si domandano in queste ore se sono stati abbandonati al loro destino, come fantasmi l’ennesima volta, o semplicemente se si sono resi vittime dell’indifferenza di un sistema previdenziale malato che nel nostro Paese di fatto penalizza un’intera generazione di professionisti non riconosciuti, che con la loro attività garantiscono invece la sopravvivenza di grandi gruppi editoriali e testate giornalistiche e che addirittura con il recente conflitto in Ucraina hanno consentito ai media e ai programmi tv e radiofonici grandi numeri e audience, grazie al loro lavoro puntuale “di freelance e reporter senza contratto, tutele, né assicurazione.”
E’ questo il mondo di squilibrio per i nuovi professionisti, che intende portare avanti nel Paese Il governo Draghi per i giornalisti? Le molteplici promesse fatte negli scorsi mesi da esponenti dell’esecutivo ad esponenti dell’Ordine dei Giornalisti e dell’ Fnsi di occuparsi immediatamente della situazione del precariato e dei lavoratori autonomi non si sono purtroppo mai concretizzate.

Ciò preoccupa ancor di più in questa fase congiunturale e prima del passaggio programmato in Luglio dell’Inpgi all’INPS. Siamo nuovamente ai soliti annunci. Il “reiterato silenzio” della maggior parte degli esponenti del mondo politico, questa volta ha a che fare con una problematica che non riguarda purtroppo solo una fetta di lavoratori, che hanno versato i loro contributi per sostenere le pensioni di anzianità anche per tutti coloro che oggi passano all’Inps, ma il futuro di un’intera categoria professionale che troppo spesso viene denigrata da chi meticolosamente ha rimandato l’appuntamento con le riforme e il cambiamento nelle Aule parlamentari, quando invece si sarebbero dovute tracciare nuove politiche attive per il lavoro e basi comuni per un nuova contrattazione collettiva nazionale, cambiamenti strutturali e una nuova stagione di concertazione per far crescere diritti e tutele per tutti coloro che svolgono l’attività giornalistica libero professionale.

Dopo l’allarme lanciato nelle scorse settimane dall’Associazione Stampa Romana vi è ora l’esigenza stringente di correggere subito tutte le storture su cui si basa il sistema dell’informazione e dell’editoria in molte realtà del Paese a partire dall’ auto-riforma dell’Inpgi 2, oltre all’innalzamento dei salari minimi per tutti coloro che lavorano nel mondo dell’informazione.


In quest’ottica è davvero paradossale come si voglia procedere alla riforma della cassa autonoma dei giornalisti Inpgi 2. Nel totale silenzio e senza coinvolgere in alcun modo direttamente in un processo democratico i lavoratori non dipendenti e più fragili che versano i contributi alla stessa Cassa si intende rivedere in queste ore a colpi di maggioranze uno Statuto e un regolamento nelle chiuse stanze di Via Nizza. Dar valore al lavoro autonomo e alle Partite Iva del comparto, nell’ottica di una nuova trasformazione digitale imporrà cambiamenti inevitabili nel settore e ciò dovrebbe significare una nuova progettazione del sistema previdenziale e di welfare comune in cui gli autonomi siano parte attiva di un progetto e non visti solo soggetti passivi. Pari diritti e dignità per il lavoro dei freelance e dei collaboratori ( spesso finte partite Iva) significa colmare quanto prima le differenze salariali tra giornalisti assunti e collaboratori, che sopravvivono con retribuzioni e pensioni da fame e attuare una serie di riforme utili ad allargare le tutele contrattuali innovando, anche con nuovi istituti il sistema contrattuale fino ad oggi conosciuto.

Lo stallo del sistema dell’editoria, dei ministeri competenti in materia di lavoro autonomo è davvero sorprendente. Ora bisogna cogliere la sfida, non semplice, di correggere la distorsione, non solo salariali, tra lavoratori dipendenti e non dipendenti. Rischiamo di attraversare nei prossimi mesi una crisi severa, fatta di perdite di posti lavoro, non compensata dai prepensionamenti in atto, in una fase congiunturale che vede l’aumento dei prezzi al consumo, dove la recessione è dietro l’angolo e lo spettro della stagflazione torna ad aleggiare.

La consapevolezza del livello abnorme di precarietà di cui è vittima l’informazione italiana è il primo passo per prendere adeguate contromisure, a partire da equo compenso, un salario minimo e nuove tutele per i freelance. Bisogna passare dagli allarmi lanciati al mondo istituzionale alla politica sindacale fatta di atti concreti: il tavolo sull’Equo compenso per i giornalisti è fermo da tempo per le chiusure degli editori mentre al Senato prosegue l’esame della legge Meloni sullo stesso tema che riporta d’attualità la necessità delle “tariffe” mai emanate per i giornalisti dal ministero di Giustizia.

In questo clima inoltre è auspicabile che intanto il Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio applichi finalmente le sanzioni della legge 233/2012 contro la precarietà del lavoro giornalistico nelle redazioni sospendendo l’erogazione dei benefici pubblici agli editori che non applicano l’equo compenso, intese come retribuzione coerente tra assunti e autonomi che svolgono lo stesso lavoro. E’ evidente a tutti come solo l’apertura di un nuovo dialogo sociale e l’apertura di un tavolo per i lavoratori non dipendenti con una cabina di regia ad hoc potrà sbloccare nei prossimi mesi questa situazione di ‘stallo ‘ e garantire, al di là degli annunci pre-elettorali, il riequilibrio dei salari rispetto agli altri Paesi d dell’UE e tra lavoratori dipendenti e non dipendenti.

Proteggere le persone da forme di sfruttamento inaccettabili riguarda la protezione sociale che va assicurata a tutti indiscriminatamente dalla loro tipologia di contratti, agevolando l’accesso al lavoro attraverso la detassazione nei primi anni per i neo assunti e per chi cambia in ogni fase della propria vita datore di lavoro.

Garantire la sostenibilità economica per le generazioni future di nuovi pensionati ed allargare il proprio range di azione per definire in primis pensioni più dignitose e non da fame per i giornalisti non dipendenti ,che vivono solo della loro attività professionale e del lavoro giornalistico autonomo é il minimo che può fare un ente previdenziale indipendente che si ritiene all’altezza del cambiamento nel 2022. Bisogna, pertanto, cambiare radicalmente passo e coinvolgere coloro che rappresentano i lavoratori autonomi nel Cda, nella gestione amministrativa e negli organismi territoriali . Solo così sarà possibile far crescere l’Inpgi 2 ed evitare scompensi e minacce di fallimenti futuri.

Oggi siamo purtroppo di fronte ad un appuntamento che non può più essere al buio, ma deve illuminare la strada a milioni di professionisti aprendosi all’inclusione sociale e contrattuale dei lavoratori non dipendenti e ampliando le tutele reali e sociali per i freelance e tutti gli operatori dell’informazione che operano nel comparto. Solo così sarà possibile rilanciare nuove riforme per il sistema dell’editoria e far sì che si creino nuove opportunità di business per le imprese editoriali e di lavoro per i giornalisti in una prospettiva industriale innovativa nel digitale e nei new media, in un settore che in Italia vuole crescere e non vuole più sopravvivere all’ombra delle grandi multinazionali del digitale.

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