L’ODG del Molise gli intitola la sala di presidenza
di Edgardo Fiorini
Carmine “Mino” Pecorelli, fiero del suo tesserino dell’Ordine dei giornalisti – elenco speciale dei direttori – la sera del 20 marzo 1979 fu assassinato a Roma da “ignoti-noti attentatori”, come era solito lui definirli sulle pagine dell’Osservatore Politico. Ma la sua memoria, il giorno dopo la sua eliminazione, iniziò ad essere inquinata da alcuni colleghi, che diedero inizio ad una sistematica campagna denigratoria nei suoi confronti, così potente da far subito pensare ad un’unica regia, neanche troppo occulta, che si stesse occupando non solo di farlo apparire come un cattivo giornalista, ma soprattutto di ostacolare le indagini penali.
Oggi – dopo quasi 44 anni – possiamo constatare come questa ramificata organizzazione criminale, nonostante sia riuscita anche a salvare i suoi uomini dalla galera (sembra siano state manomesse persino le prove repertate negli atti processuali), non sia però riuscita ad occultare il grande lavoro giornalistico di Pecorelli, rivelato dai magistrati a chiare lettere negli atti processuali. Un uomo onesto Mino Pecorelli e soprattutto un giornalista che ha svolto un formidabile lavoro d’inchiesta lungo tutti i cosiddetti “anni di piombo”, rivelando con grande anticipo scandali del calibro della tangentopoli ante-litteram dell’Italcasse e del traffico di petroli, contenente già tutti i prodromi dell’attuale crisi energetica italiana.
Anche alla luce di questa verità giudiziaria, il prossimo sabato 17 dicembre, l’Ordine dei giornalisti del suo Molise, ha deciso di intitolargli la sala di presidenza della sede di Campobasso. Un passo fondamentale per la riabilitazione umana e giornalistica di Mino Pecorelli, che oggi vorrebbe suggerirci ancora che quello che lui chiamava il “rubinetto delle notizie”, sia usato con più saggezza dalla stampa italiana.
Basti pensare che attraverso quel “rubinetto”, per troppi anni l’unica foto di Mino Pecorelli filtrata sui giornali sia stata quella – che non vogliamo mai più vedere – che lo ritraeva con una smorfia, con l’evidente intento di farlo apparire come un delinquente. Ma dopo quel tragico 20 marzo 1979 in via Orazio, dove alle ore 20 è “dovuto morire” per il giornalismo, Mino Pecorelli dal prossimo sabato alle ore 9, nella sede dell’ODG di via Longano 9 a Campobasso, smetterà di avere quella smorfia e tornerà a sorridere insieme a tutti i giornalisti molisani e italiani.