L’intelligenza artificiale e il ruolo del sindacato dei giornalisti

di Lazzaro Pappagallo, giunta Fnsi

Apocalittici e integrati, scettici e curiosi, tecnocapitalisti o antrocrati.

Scherzando ma non troppo anche nella professione giornalistica, nel quarto potere, nel cane da guardia della democrazia, l’arrivo dell’intelligenza artificiale accanto ai giornalisti e, più propriamente, nelle redazioni ha scatenato reazioni che oscillano tra i poli precedenti.

Un passaggio così delicato, non solo per questo mestiere ma per la posizione e la postura dell’umanità di fronte a un salto in avanti nella corsa della specie, mette in discussione regole, canoni e categorie tradizionali. Quando il ramo è scosso si verifica se l’albero è robusto, se ha bisogno di potature, se in definitiva la funzione professionale e sociale del giornalismo è messa in discussione e contestata alla radice o se essa sopravvive allo scossone e può procedere in un mondo nuovo determinato dall’avvento di una fortissima spinta all’automazione.

In questa breve riflessione individuerò, non avendo alcuna pretesa di pensiero cogente, un punto di caduta sulla natura della professione nelle condizioni attuali e una traccia di regolazione nelle vicende più proprie del sindacato dei giornalisti e degli strumenti che ha a disposizione.

LA NATURA DEL GIORNALISMO NEL TEMPO DELLA IA 

Assumo una definizione molto generale dalla Treccani: E’ giornalismo l’insieme delle attività e delle tecniche relative alla compilazione, redazione, pubblicazione e diffusione di notizie tramite giornali, quotidiani e periodici.

Mi sorprende una prima parte tuttora condivisibile e una seconda non aggiornata come se dalle parti della Treccani non si fossero sollevate diverse onde. Come se il compilatore della Treccani avesse escluso dall’angolo visuale non solo l’intelligenza artificiale, ma i social e prima ancora internet e i siti identitari e ancor prima la radio e la televisione.

Un segnale indicativo di un atteggiamento di cui dobbiamo sempre tener conto nelle nostre analisi. Il mondo e le definizioni che lo qualificano e lo rendono visibile e divulgabile viaggiano a diverse velocità di crociera. Quello che con l’intelligenza artificiale si sta verificando nell’economia capitalistica più avanzata non solo non vale in definizioni che inquadrano un mondo superato ma non vale in mondi attuali non ancora processati dalla potenza di calcolo. 

Non mi sorprende la prima parte della definizione. Certamente l’intelligenza artificiale può trovare ospitalità e fare il suo bel nido dentro e fuori dalle redazioni nelle attività, nelle tecniche, nella compilazione, nella redazione e nella diffusione di……

Mi fermo perchè dovrei chiudere la definizione aggiungendo le notizie, l’oro sul quale il giornalismo di ogni tempo, luogo, canale, fonte analogica e digitale si avvale.

Qui arriva la mia prima forte perplessità e il primo gesto di potatura del ramo e di verifica della solidità del tronco.

Ovvero cosa sono le notizie. 

Le notizie sono informazioni su un fatto di rilievo sociale con carattere di novità su un avvenimento di solito in corso raccolte ed elaborate da un professionista del settore, di solito il giornalista, che le verifica e le certifica. 

Se questa definizione (volutamente ho sottolineato una serie di “di solito” perché, come sappiamo, gli eventi possono essere definiti e conclusi temporalmente e non di meno si possono trovare notizie che gettano una diversa luce su quegli accadimenti, così come un fatto attuale di rilievo sociale può essere raccontato e verificato da un cittadino e non solo da un professionista dell’informazione) ha una sua coerenza e persistenza, e credo ce l’abbia, esaminiamo come l’intelligenza artificiale per ora non possa sostituire il giornalismo.

All’intelligenza artificiale manca il carattere della novità. 

Per ora IA è una fantastica enciclopedia ed elaboratrice del già noto su Internet con caratteristiche di vicinanza e quasi di seduzione dello scrivente che la rende vicina a una onnipresente silhouette dell’elaborazione intellettuale ma non è testimone sul campo, non scopre fonti chiuse e riservate, non intervista le persone, non lavora sul raccordo anulare o sul campo di battaglia in Ucraina, non fa quel lavoro di ricerca e testimonianza, di analisi e di scavo che opera chi è presente sul luogo degli eventi. 

Per ora, al netto di droni e robot sostitutivi della fisicità degli esseri umani, è così. Se volete l’antropocentrismo rende l’attività giornalistica in questi ambiti infungibile. Vale per la più minuscola conferenza stampa sugli eventi di un Municipio di Roma, vale per l’evento più sovraesposto al mondo.

Certamente appena queste notizie diventano di diffusione pubblica nella rete e appena qualcuno (le ombre molto terrene che si muovono dentro l’intelligenza artificiale nutrendola abbondantemente di contenuti. Dovremmo tuttavia chiederci in quale condizione monetaria, di sfruttamento lavorativo accade, tutti temi sui quali siamo chiamati a ragionare e a protestare vivamente se si intravedono abusi sui diritti dei lavoratori) le pubblica possono essere processate e duplicate. 

Su questo l’intelligenza artificiale sarà imbattibile. Il materiale d’archivio giornalistico, intendendo per archivio il lancio di agenzia del minuto prima rispetto all’archivio storico di un giornale e di una redazione, sarà terreno di esercitazione dell’Intelligenza artificiale e di dispiegamento della potenza di calcolo e di elaborazione letteraria. Così come sarà imbattibile nella titolazione, a maggior ragione quando i titoli devono già essere generati in un certo modo per intercettare interessi e clic monetizzabili, seguendo le regole della SEO. E sarà imbattibile nelle notizie di borsa, esattamente come si stanno automatizzando finanza e banche, e sarà imbattibile sui risultati sportivi e la loro elaborazione.

Se dunque il quadro professionale potrebbe essere questo (o lo è già) tocca a noi ricordare che il cuore della professione, il cane da guardia resta inalterato: il controllo dei poteri, la ricerca di notizie nuove che non si vuole far conoscere o che non si conoscono, la verifica incessante delle stesse. Nonostante le nuove releases anche sul fronte delle verifiche mi pare che l’intelligenza artificiale ancora abbia una certa tendenza all’invenzione, alla creatività spinta, alla fake, a buttare la palla in calcio d’angolo pur di soddisfare i desideri di chi la interroga. E ad interrogarla nelle redazioni dovrebbe sempre essere un giornalista che deve verificare anche se le risposte sono esatte, adeguate, circostanziate, in una sola parola vere.

Nella definizione di notizia indicavo anche la valenza sociale, l’interesse del fatto “nuovo” per una cerchia più o meno numerosa di cittadini. 

Sappiamo come per una serie di ragioni professionali e generali, per la tendenza a essere tutti contemporaneamente giocatori e arbitri, a non avere la giusta distanza nei confronti delle professioni, per una democratizzazione delle funzioni di relazione delle professioni, il giornalismo continua a essere particolarmente screditato nel nostro paese. In questa fase di trasformazione, per rinsaldare quel filo sottile che lega la nostra funzione e la funzione delle notizie ai cittadini, sarebbe necessario che tutti i colleghi indichino nei loro resoconti, se il frutto del loro lavoro sia farina del loro sacco, se quello che leggiamo sia frutto solo dell’intelligenza artificiale, o se quel pezzo sia stato scritto a quattro mani o a mani plurime. Cioé dovrei spiegare se il mio prodotto è a chilometri zero, se è prodotto con l’uso dei pesticidi e arriva da lontano, o è un lavoro di una comunità professionale. E non sarebbe male che l’Ordine dei giornalisti dica e faccia qualcosa su un tema che non può essere trattato stando alla finestra, assumendo i risultati di un equilibrio “naturale” inesistente.

UNA VALUTAZIONE PIU’ STRETTAMENTE SINDACALE

Mi è stato chiesto negli ultimi mesi di incarico alla guida di Stampa Romana, il sindacato territoriale dei giornalisti di Roma e del Lazio, se il sindacato abbia strumenti per negoziare l’intelligenza artificiale.

Se la domanda intende la capacità del sindacato dei giornalisti di costringere OpenAI o Bing o Google di aprire la loro scatola nera e guardare e verificare i triliardi di lemmi che hanno acquisito temo che la risposta non possa che essere negativa. Non solo questi protagonisti del mercato digitale non lo consentiranno al sindacato regionale dei giornalisti, ma temo che non lo faranno con quello nazionale, quello francese, quello statunitense. Temo che non lo facciano con gli Stati e con organismi come l’Unione Europea. Temo che siano quelli i livelli in cui aziende che hanno un’ambizione e una forza statuale, come se fossero paese neutrali come la Svizzera anche per la segretezza delle informazioni relative ai prodotti inventati e brevettati, possano avere una politica di contrasto dalla privacy al diritto d’autore per costringere queste incredibili evoluzioni  e mutazioni della specie a trovare chiavi dei codici e di lettura più accessibili, più aperte e più democratiche.

Stampa Romana non è e non diventerà l’Unione Europea.

Stampa Romana con la federazione della Stampa ha un ruolo nei rapporti con le aziende. Questo è il nostro raggio di competenza e di azione e non è un raggio da sottovalutare.

Mi sembra che dopo un rilascio potenziale aperto ad ogni fruitore il modello di business della AI sia il pagamento e lo sviluppo di app personalizzate. Cioè ti offro il servizio chiavi in mano e tu metti a mia disposizione il patrimonio editoriale che gestisci o al contrario ti fornisco la licenza pagandola profumatamente e poi sviluppa e applica tu editore all’interno delle redazioni la mia intelligenza.

Sulla seconda modalità, una traduzione in termini di sovranità editoriale di un gigantesco meccanismo universale, possiamo intervenire come rappresentanti dei giornalisti.

Il link che allego è molto significativo. Scritto nel momento in cui nelle redazioni entravano i computer e altri sistemi digitali questo articolo del contratto nazionale di lavoro giornalistico offre ai comitati di redazione tutti gli strumenti per non subire le innovazioni di processo e prodotto, per chiederne la discussione e la negoziazione.

Mi preme qui richiamare la prima parte dell’articolo 42 quella più politica, di prospettiva, valida nel secolo scorso e probabilmente anche in questo se vogliamo tutelare tramite il giornalismo un certo tipo di società democratica ed aperta.

L’utilizzazione dei sistemi elettronici editoriali (oggi dell’intelligenza artificiale) ha come obiettivo lo sviluppo del pluralismo, la qualità dell’informazione, l’economicità d’impresa. Deve favorire la nascita di nuove iniziative. 

Tutto il contrario di un unico centro o app o AI di elaborazione dati e di pensiero, di un pensiero omologato ed omogeneo. 

Ricordiamo i nostri fondamentali e i fondamentali di una società aperta e libera per evitare scelte di tutt’altro tipo sull’onda del “Così va e andrà il mondo”.

http://stamparomana.it/wp-content/uploads/2016/09/CNLG-FIEG-FNSI-1%C2%B0-Aprile-2013-31-Marzo-2016.pdf


Vi lascio con una curiosità. 

Nel recente congresso di Stampa romana abbiamo chiesto proprio a Chat GPT di scrivere una mozione congressuale sull’intelligenza artificiale. Il suo autoascolto ha prodotto questo testo. A voi il giudizio…….


MOZIONE PER IL SINDACATO DEI GIORNALISTI: PERICOLO CHATGPT

Il Sindacato dei Giornalisti, riunito in assemblea, constata che l’uso di ChatGPT, un grande modello di lingua artificiale, sta diventando sempre più diffuso in molte aree della società, tra cui il giornalismo.

Tuttavia, il Sindacato dei Giornalisti è preoccupato per il potenziale pericolo che ChatGPT potrebbe rappresentare per il giornalismo e la professione giornalistica in generale. Questo modello di lingua artificiale può essere programmato per produrre contenuti che non sono necessariamente precisi o affidabili, e potrebbe anche essere utilizzato per manipolare l’opinione pubblica e diffondere disinformazione.

Il Sindacato dei Giornalisti esorta dunque le autorità preposte e le organizzazioni pertinenti a valutare attentamente l’uso di ChatGPT nel giornalismo e a prevedere misure di sicurezza per prevenire la diffusione di contenuti falsi o manipolati. Inoltre, il Sindacato dei Giornalisti invita tutti i giornalisti a esercitare la massima cautela nell’utilizzo di ChatGPT e a informarsi sulle possibili conseguenze etiche e professionali dell’uso di questo strumento.

Naturalmente, questa è solo una bozza di mozione, e tu sei libero di modificarla o adattarla in base alle esigenze del tuo sindacato e al contesto specifico in cui verrà presentata. Spero che questo ti sia utile!

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